giovedì 11 dicembre 2008

«I libici nell'Eni? Un affare». Arriva l'ok di Berlusconi

Dal Corriere della Sera

«Credo che ci sia tutta la convenienza che la Libia sia parte in questa nostra impresa». Anche perché «l'interesse è reciproco», dal momento che il Paese nordafricano produce petrolio e gas. Sull'ipotizzata partecipazione del fondo sovrano di Tripoli al capitale dell'Eni, diretto da Paolo Scaroni, scende in campo lo stesso capo del governo Silvio Berlusconi. La «simpatia» per l'ingresso di capitali internazionali nelle aziende italiane, tuttavia, non deve però farci dimenticare gli obblighi di vigilanza. Perché, ha aggiunto il presidente del Consiglio, «non gradiremmo che interventi nelle nostre società avvenissero attraverso silenziose operazioni nei mercati borsistici». Il sostanziale via libera del premier all'arrivo dei soci libici, intanto, è servito a consolidare la quotazione dell'Eni a Piazza Affari dopo il balzo di lunedì e il leggero rialzo di martedì. Ieri il titolo del gruppo petrolifero è cresciuto dell'1,46%, superando, nella quotazione di riferimento, la soglia psicologica dei 18 euro.