mercoledì 10 dicembre 2008

I ribassi del greggio mettono un freno agli investimenti

Dal Sole 24 Ore

Guai a gioire del petrolio che precipita sotto i 50 dollari al barile.Guai a non vedere l'altra faccia della medaglia. Che poi è quella che la storia delle altalene petrolifere ci insegna: quando i prezzi si consolidano in alto fioriscono gli investimenti sui nuovi giacimenti "difficili", il cui sfruttamento è remunerativo solo con prezzi di riferimento superiori a una certa soglia. Poi le quotazioni piegano e con esse si "asciugano" anche i piani di investimento. Immancabile, è successo più volte, l'effetto boomerang: la molla disponibilità-domanda si carica e il successivo ciclo rialzista si amplifica.
Ed ecco la doppia cattiva notizia. Sta nuovamente accadendo proprio questo. E il "boomerang" potrebbe essere più violento che mai. Per tutti e in particolare per noi italiani, che dall'import di idrocarburi siamo i più dipendenti. Tant'è che l'allarme trova enfasi nell'editoriale dell'ultimo numero di "Notizie Statistiche petrolifere", il bollettino degli associati all'Unione petrolifera.
«Le compagnie stanno vistosamente subendo il credit crunch e il crollo del prezzo del greggio che, attestandosi intorno ai 50 dollari, si discosta molto da quello preso a riferimento per valutare la convenienza economica degli investimenti programmati o avviati. La conseguenza naturale è la revisione dei piani di spesa e il ritardo o addirittura l'annullamento dei progetti più costosi », se non addirittura «la paralisi degli investimenti lungo tutta la filiera petrolifera, ma in particolar modo nelle più aleatorie attività upstream» si legge nell'analisi affidata dall'Up agli esperti del Rie.
Non è un bel segnale per chi pronosticava, solo qualche mese fa, una pronta accelerazione delle attività di estrazione direttamente nel nostro territorio, nei "campi" della Basilicata o addirittura con lo sblocco dei progetti in Alto Adriatico, come promettevano gli ultimi provvedimenti governativi. Tutto ciò per sfruttare un vero patrimonio italiano, che le ultime stime di Assomineraria quantificano in non meno di 230 miliardi di euro, tra gas metano (130 miliardi di metri cubi di riserve accertate e altri 200 miliardi potenziali) e petrolio (840 milioni di barili accertati e fino a un miliardo di barili potenziali). Il che farebbe dello Stivale il quarto paese europeo nella graduatoria delle riserve, dopo il Nord Europa