giovedì 26 febbraio 2009

Benzina, consumi Usa in rialzo

Le indicazioni che provengono dai mercati del greggio e dalle statistiche americane lasciano vedere qualche segnale incoraggiante, nella direzione di una maggior stabilità delle quotazioni.La novità principale è la ripresa dei consumi di benzina negli Stati Uniti. Nelle ultime quattro settimane la domanda Usa di carburante è arrivata a 8,99 milioni di barili/giorno, in aumento dell'1,7% rispetto a un anno prima, quando i prezzi alla pompa avevano già iniziato a incidere sull'atteggiamento degli automobilisti.Nelle statistiche del Dipartimento americano dell'Energia, gli stock commerciali di benzina la scorsa settimana sono calati di 3,4 milioni di barili, più del previsto, mentre le scorte di distillati sono aumentate di 800mila barili, quasi a segnalare un ideale passaggio del testimone: nel 2008 a guidare il mercato era il gasolio, mentre ora sembra che in cabina di regia possa tornare la benzina. Neutro il dato sul greggio, le cui scorte negli Usa sono salite di 700mila barili, mentre l'utilizzo della capacità di raffinazione è all'81,4%, un dato in calo dello 0,9%, ma da considerare tuttavia abbastanza elevato in questa fase della stagione.La flessione delle importazioni americane di petrolio sembra invece confermare l'effettiva stretta dei rubinetti dell'Opec.Dopo itagli produttivi decisi indicembre e un notevole ritardo nella loro implementazione, almeno da parte di alcuni Paesi del Cartello, oggi le cifre avvicinano al 100% l'adesione alle nuove quote. Lo dice il calo dell'import Usa, ma lo dice anche il basso livello dei noli per le petroliere.I "falchi"dell'Organizzazione restano però intenzionati a proporre una nuova stretta dei rubinetti al meeting in calendario il 15 marzo a Vienna. Stretta che nella pratica, almeno ultimamente, viene rispettata soprattutto dalle "colombe", come Arabia saudita e Kuwait. Il ministro venezuelano delle Finanze, Alì Rodriguez, ha ammesso ieri che la discesa dei prezzi forse si è fermata, ma ha anche aggiunto che resta una «sgradita instabilità», da contrastare con un ulteriore taglio dell'offerta. (Dal Corriere della Sera)