martedì 24 febbraio 2009

Gasdotti, grande corsa a spartirsi il business

Alleanze con la Russia, dal Baltico al Mar Nero. Con la Turchia e la Grecia, attraverso lo Jonio. E ancora dal Mediterraneo del sud con l’Algeria e l’Egitto. Passa sul fondo del mare, la strada che dovrebbe scongiurare il pericolo di un’emergenza gas in Europa nei prossimi anni. Grazie a una politica più accorta di alleanze politicoeconomiche, i paesi dell’Eurozona a partire dal 2010 potranno contare su una serie di nuovi metanodotti che, aggiunti ai progetti di nuovi rigassificatori, soddisferanno la sete di oro azzurro per i prossimi anni. Dopo aver rischiato di passare al freddo e al buio due inverni degli ultimi quattro – in seguito alla crisi scoppiata tra Russia e Ucraina – i paesi della Ue sembrano aver individuato una politica più accorta nelle forniture di gas. Spinti dal progressivo esaurimento dei giacimenti del Mare del Nord, i governi e le principali utility hanno dato il via a una serie di opere che potranno soddisfare la domanda di gas che al momento si aggira attorno ai 300 miliardi di metri cubi, ma che fino a un anno fa era previsto raddoppiasse entro il 2020.Ora, la recessione economica ha reso meno urgente il bisogno, visto che la domanda di energia non potrà che calare con il rallentamento della produzione industriale. Ma è una prospettiva che vale solo per il 2009. E, inoltre, la domanda di gas rimarrà comunque sostenuta soprattutto perché il metano è sempre più usato come fonte di riscaldamento; e solo in alcuni paesi come l’Italia e la Germania (ai primi posti per quantità di gas importato assieme agli Stati Uniti e al Giappone) ha un peso preponderante come combustibile per l’alimentazione delle centrali.Non è un caso, allora, che siano proprio l’Italia e la Germania i paesi protagonisti nelle alleanze politico commerciali per la realizzazione dei principali gasdotti in costruzione. Allo stesso modo, sul fronte dei paesi produttori, sono i governi di Russia e Algeria a essere i più interessati alle nuove infrastrutture. In particolare, Mosca ha bisogno di migliorare l’efficienza della propria ragnatela di tubi: anche se, al momento, è ancora capace di trasportare fino a 600 miliardi di metri cubi di gas all’anno – di cui un terzo verso l’Europa è altrettanto vero che sprechi e inefficienze ne limitano la redditività. Inoltre, solo con un migliore sistema di trasporto, la Russia potrà sostenere la concorrenza: da una parte contro i paesi arabi del Golfo, che stanno stringendo accordi con le utility europee per la realizzazione di rigassificatori in modo da far arrivare il gas via nave, dall’altro contro le ex repubbliche sovietiche del Caucaso che, a loro volta, spesso con il sostegno dell’Europa e degli Stati Uniti si stanno attrezzando per dar vita a una rete parallela attraverso il Mar Nero e la Turchia. (Da Affari & Finanza)