giovedì 5 febbraio 2009

L'Italia vicina a un accordo con la Ue sui gasdotti Eni

Dal Sole 24 Ore

«Ci sono le condizioni per arrivare all'accordo sul Tag». Andrea Ronchi, il ministro per le Politiche comunitarie, è uscito dall'incontro a Bruxelles con Neelie Kroes «più ottimista» di quando era entrato. Il commissario Ue alla Concorrenza, ha detto, si è mostrato «molto disponibile ». Decisamente laconico, invece, il commento del portavoce della Kroes: «L'inchiesta è tuttora in corso».Tutto è cominciato nel 2006 con una serie di ispezioni lanciate da Bruxelles nei confronti dei maggiori gruppi energetici europei. Un anno dopo sono cominciate le indagini vere e proprie. L'Eni, tra gli altri, nel mirino. Con il sospetto di abuso di posizione dominante, nel periodo 2001-2005, nella gestione di tre gasdotti: il Tag appunto, la condotta, per l'89% di proprietà Eni, che trasporta il metano russo passando per Ucraina, Slovacchia e Austria, oltre a Tenp e Transitgas che convogliano quello norvegese e olandese passando per la Svizzera. Mentre per Tenp e Transitgas tra Bruxelles e il gruppo italiano sarebbe stata già raggiunta una bozza di compromesso, sul Tag ancora niente da fare. Perchè di fatto l'Eni si ritrova a dialogare con le mani legate di fronte alla richiesta di cessione avanzata da Bruxelles. Attraverso il Tag passa infatti il 30% del gas attualmente importato dall'Italia.Dunque in questo caso, in ballo non c'è soltanto una questione di concorrenza violata cui mettere una pezza. C'è anche e soprattutto un problema di tutela della sicurezza degli approvvigionamenti nazionali, tra l'altro proprio all'indomani dell'ennesima interruzione delle forniture di gas russo dopo il nuovo braccio di ferro tra Mosca e Ucraina: un punto, dunque, sul quale il gruppo di Paolo Scaroni da solo non può decidere.Non a caso è ora ufficialmente entrato in campo il Governo. Prima con una serie di lettere alla Commissione Ue. E ora con Ronchi che precisa di aver concordato la posizione con il collega Giulio Tremonti. «Ho detto al commissario che per noi è una questione di carattere strategico, visto che sul fronte dell'energia dipendiamo al 100% dall'estero dopo la scellerata scelta di rinunciare al nucleare. Per questo non possiamo consentire che venga toccato un interesse nazionale» ha affermato ieri il ministro. Secondo il quale ci sarebbero «le condizioni per pervenire a una soluzione che venga incontro sia agli interessi dell'Italia sia a quelli della Commissione Ue».