L'industria energetica italiana ha un "valore sociale" alla luce dei 230 miliardi di euro di fatturato, dei 118 mila addetti, degli investimenti sul territorio per almeno 16 miliardi di euro l'anno. E' quanto evidenzia un'analisi del Censis per conto di Confindustria Energia da cui emerge tuttavia che servono politiche di medio-lungo termine. Due i rischi potenziali: la farraginosita' delle procedure autorizzative a livello nazionale e territoriale, insieme alla forte conflittualita' locale innescata dalla realizzazione di nuove infrastrutture, possono determinare il blocco degli investimenti, sia nell'ambito dello sfruttamento delle risorse energetiche nazionali, sia in quello delle fonti rinnovabili. La carenza di adeguate politiche energetiche di medio-lungo termine puo' determinare un impoverimento tecnologico e delle competenze che storicamente in Italia ci sono state e continuano ad esserci, riducendo il Paese a mero importatore di prodotti e tecnologie. In ogni caso, i numeri parlano di un'industria sana. La platea degli utenti dell'energia e' composta da milioni di cittadini e di imprese che la utilizzano quotidianamente nelle sue varie forme e per vari scopi. Per usi civili, i 24 milioni di famiglie italiane consumano annualmente 68,4 TWh di energia elettrica, 30,2 miliardi di metri cubi di gas naturale (i Comuni serviti sono 6.500, le utenze sono 21,4 milioni), 2,2 milioni di tonnellate di Gpl (1,6 milioni di utenze con piccoli serbatoi, 25 milioni di bombole in circolazione, 640 Comuni serviti da reti urbane Gpl), 2 milioni di tonnellate di gasolio per riscaldamento. Nei trasporti, vengono consumati 11 milioni di tonnellate di benzina l'anno (da 19,4 milioni di automobili), 26 milioni di tonnellate di gasolio (da 12,8 milioni di automobili, 4,3 milioni di veicoli commerciali e industriali e 93.200 autobus), 1 milione di tonnellate di Gpl (da 1,1 milioni di veicoli) e 670 milioni di metri cubi di gas naturale (da 506 mila veicoli).
(AGI)
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