sabato 31 agosto 2013

Siamo già arrivati all'Earth Overshoot Day

Anche quest'anno - ricorda il Global Footprint Network - siamo arrivati all'"Earth Overshoot Day", il giorno in cui si finisce di utilizzare quello che il pianeta produce e si comincia ad andare "a credito"consumando le risorse del futuro.
Nonostante i primi segni tangibili si inizino a vedere sotto forma di cambiamenti climatici, non c'è nessun segno di inversione di tendenza, e anzi la data continua ad arrivare sempre prima.
Lo scorso anno, ricorda l'associazione, il "budget" del pianeta era stato esaurito il 22 agosto, mentre nel 1993 era il 21 ottobre. Dal 1970, sottolinea il comunicato, l'impronta ecologica degli abitanti della Terra è più che triplicata, e a questi ritmi serviranno le risorse di due pianeti entro metà secolo, mentre per trovare un anno in cui invece si è consumato solo quello che la Terra ha prodotto bisogna tornare appunto ai primi anni '70. ''Dopo questa data - spiegano gli esperti - manterremo il nostro debito ecologico prelevando stock di risorse ed accumulando anidride carbonica in atmosfera''.
Per quanto riguarda l'Italia i calcoli degli esperti hanno trovato che l'impronta sta diminuendo dopo il picco dei primi anni 2000, ma è comunque quasi quattro volte superiore alla biocapacità del nostro paese. Da questo punto di vista i peggiori al mondo sono i giapponesi, che consumano 7,1 Giapponi l'anno, seguito da Qatar e Svizzera, mentre alcuni paesi come Canada, Brasile o Australia riescono a produrre più di quanto consumano. In particolare l'Australia è probabilmente la più virtuosa, visto che consuma appena metà delle risorse che produce, anche se sta erodendo le sue 'riserve ecologiche'.
''In termini planetari - sottolineano gli esperti del Network - il costo dell'eccesso di spesa ecologica sta diventando più evidente di giorno in giorno. Il cambiamento climatico ne è il risultato più evidente e probabilmente il più preoccupante. Ma ne esistono altri: la riduzione delle foreste, la perdita delle specie viventi, il collasso della pesca, i prezzi sempre più alti delle materie prime, i disordini civili. Solo per citarne alcuni''.