mercoledì 6 agosto 2008

Impariamo dagli spagnoli: la bolletta energica e le automobili

Martedì 29 luglio a Madrid dal Ministro per l’Industria Miguel Sebastian durante la presentazione del Piano di Risparmio e efficienza energetica 2008-2011 ha annunciato il suo piano per ridurre la bolletta energetica con due soluzioni semplici:
ridurre i limiti di velocità nei centri urbani e cambiare il parco auto aumentando i veicoli elettrici, attraverso incentivi fiscali.
Il Piano sarà finanziato da 245 milioni di euro e che ridurrà, entro la prima metà del 2009, del 10% la bolletta dell’energia spagnola, entro il 2014 dovranno marciare sulle strade spagnole almeno 1 milione di veicoli elettrici, fabbricati per la maggior parte in casa.
La riduzione dei limiti di velocità del 20% da adottarsi nelle città e sulle circonvallazioni entro i prossimi tre mesi e conterrà il consumo dei carburanti, oltre ad inquinare di meno, considerato che i trasporti pesano per il 40% sul totale della bolletta dell’energia spagnola e che i combustibili fossili rosicchiano l’84% del consumo energetico spagnolo, mentre l’intensità energetica è del 20% superiore alla media e ha portato la Spagna a spendere 1,55 % del Pil in rifornimento energetico che in euro fa 17 miliardi.

4° Salone int. delle tecnologie e dell'industria dei biocarburanti

Dall'1 al 4 ottobre 2008 a Fiera di Roma, nell'ambito di ZEROEMISSION ROME 2008 e in contemporanea ad altri saloni specializzati dedicati alle energie rinnovabili, avrà luogo la 4° edizione di BIOFUEL EXPO, il Salone Internazionale delle tecnologie e dell'industria dei biocarburanti liquidi.

BIOFUEL EXPO è l'unico evento italiano e per il Mediterraneo dedicato al mercato e all'industria dei biocarburanti liquidi "sostenibili", che rappresentano una valida alternativa energetica e climatica ai combustibili fossili per autotrazione e per usi civili ed industriali.

Opec, 11 stati possiedono l'80% del petrolio

Opec è l'acronimo di "Organization of the Petroleum Exporting Countries" - organizzazione dei paesi esportatori di petrolio. Fondata durante la Conferenza di Baghdad nel settembre del 1960, inizialmente ne facevano parte 5 paesi (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela), in seguito il loro numero è salito a 11, con l'ingresso del Qatar (1961), dell'Indonesia (1962), della Libia (1962), degli Emirati Arabi Uniti (1967), dell'Algeria (1969) e della Nigeria (1971).

Insieme coprono circa il 40% della produzione petrolifera mondiale e il 14% del gas naturale. Nel loro sottosuolo è racchiuso quasi l'80% delle riserve di petrolio planetarie, un quarto lo detiene la sola Arabia Saudita. Si tratta di un'organizzazione internazionale che raggruppa alcuni stati che hanno nell'esportazione del petrolio la loro maggiore fonte di entrate economiche. Ed è per questo che l'Opec controllo e limita la produzione di petrolio da parte dei paesi membri.

martedì 5 agosto 2008

Una casa ad emissioni zero

Ecco presentazione di uno straordinario prototipo in Giappone ed ha portato in primo piano i temi legati all'energia.



Oltre a pannelli solari di ultima generazione e piccole pale eoliche sul tetto, la casa e' costruita con una sistema che assorbe l'energia perfino dalle scosse di terremoto per poi rilasciarla sotto forma di calore per la casa.

Dal Sol Levante arriva anche la lavabiancheria del futuro che lava con l'ozono. Questo elimina batteri, odori e macchie senza uso di acqua e sapone. Con lo spazio di un frigorifero potremmo in futuro avere un generatore di energia a celle combustibili che usa il solo idrogeno e ossigeno per fornire l'elettricita' a tutta la casa. Questo sistema verra' introdotto sul mercato giapponese ad aprile ad un costo di 15 mila dollari e il prezzo tendera' a scendere.



Il consumatore del Sol Levante puo' fare delle scelte perche' e' ben informato.
Dal 2000 gli elettrodomestici espongono delle etichette che indicano il livello di efficienza energetica e di inquinamento. Il reparto alimentare non e' da meno. Al supermercato giapponese si puo' acquistare cibo completo di bollino che indica quanti grammi di CO2 sono stati emessi per produrlo. Non poteva mancare il robot. Il sogno di tutti i giapponesi sembra essere Asimo, il domestico elettronico, molto educato, che serve il te' e cammina per 6 chilometri. Intrattiene tutti e a richiesta balla. La tecnologia giapponese ha pensato anche ad una camera da letto comoda e rilassante. La mattina si viene svegliati da una luce naturale e dalla registrazione dei suoni della natura. La tenda si apre ad un'ora programmata e il peluche sul comodino si muove. Il robottino dalle sembianze di cucciolo e' stato creato a posta per dare effetti rilassanti e curativi su chi gli sta vicino.



Ecco il video

lunedì 4 agosto 2008

Notizie, curiosità sui temi dell'energia

Ecco un'altra fonte di informazione importante per chi vuole saperne di più sui temi legati all'energia: Eidos è la prima rivista italiana che si occupa dei temi legati alla misura dei consumi di energia elettrica, gas, acqua e calore; la pubblicazione risponde alle esigenze di un settore in forte fermento, sia produttivo che normativo, con implicazioni di mercato dettate dalle direttive di liberalizzazione di gas ed energia elettrica e dei nuovi affidamenti per la gestione delle risorse idriche, un ambito su cui nei prossimi mesi si concentrerà l'attenzione di vecchi e nuovi players.

Altra definizione di risorse naturali

Cosa è esattamente una risorsa naturale? Una domanda semplice solo all'apparenza.


E' infatti impossibile dare una definizione universale di risorsa naturale poiché questa è strettamente legata alla struttura economica in cui si vive. Nell'antichità erano considerate risorse naturali le terre da arare, i campi fertili o i prati in cui pascolare il gregge. Queste risorse oggi le conosciamo come "risorse agricole".


Con l'industrializzazione, il concetto di risorsa naturale si spostò verso le materie prime come il carbone, necessario per far funzionare le macchine, e più in generale verso gli input minerari dei processi produttivi che oggi conosciamo come "risorse minerarie" e come "risorse energetiche".


Infine, nella società attuale parlando di risorse naturali immaginiamo immediatamente le "risorse ambientali", la natura incontaminata ed il paesaggio.


Osservando bene le definizioni, possiamo notare dei tratti in comune delle risorse naturali:
- non sono prodotte dall'uomo
- hanno un'utilità ed un valore economico



Sono due caratteristiche fondamentali per qualsiasi risorsa naturale in ogni epoca. I prati dell'antichità, il carbone delle grandi fabbriche ottocentesche ed il petrolio della nostra epoca rispondono esattamente a queste qualità. L'uomo non crea il petrolio, si limita ad estrarlo, a lavorarlo ed infine a venderlo. Lo stesso avviene per ogni metallo, per l'energia del vento trasformata in energia dall'eolico, per i luoghi di pesca e le risorse ittiche ecc. Lo stesso paesaggio risponde ad un bisogno dell'uomo e può essere oggetto di valorizzazione economica (es. le aree protette).


Volendo definire una risorsa naturale possiamo quindi concludere che: "Una risorsa naturale è ogni materia fisica non prodotta dall'uomo in grado di generare utilità economica". Le risorse naturali non devono infine essere confuse con le materie prime di cui sono la fonte.
Le risorse naturali si distinguono in risorse rinnovabili o non rinnovabili. Le prime si rinnovano mediante un ciclo biologico breve mentre le seconde sono presenti in quantità predeterminate e si formano solo dopo lunghi cicli geologici. (dal sito http://www.eco-age.it/)

Eni e il risparmio energetico

Mi chiedevo come mai l’ENI di Paolo Scaroni, che produce e vende petrolio,possa invogliare la gente a risparmiare, sostenendo il sito www.30percento.it. E invece scopro che effettivamente stanno facendo molte cose per insegnare un consumo responsabile.

Ad esempio ho trovato questo: La necessità di contenere la crescente domanda di energia, unita alla volontà di ridurre i livelli di emissioni in atmosfera, pone le Istituzioni e le aziende energetiche di fronte alla sfida di individuare azioni che consentano di conseguire entrambi gli obiettivi, in tempi ragionevolmente brevi e a costi contenuti.

In questo ambito, Eni sostiene che azioni mirate all’efficienza e al risparmio energetico costituiscano una delle risposte più efficaci.La promozione dell’efficienza energetica è per Eni uno dei principi chiave del proprio impegno per lo sviluppo sostenibile: trovare ed estrarre petrolio e gas, trasportarli e lavorarli per renderli adatti al consumo, può richiedere un notevole dispendio di energia. Come azienda sostenibile nel 2007 Eni ha ottenuto importanti riconoscimenti da parte delle maggiori agenzie di rating (DJSI e FTSE4GOOD) internazionali, grazie ai programmi di razionalizzazione e riduzione dei consumi attuati e tutt’ora in corso in tutti gli ambiti di attività: dall’esplorazione alla raffinazione, dalla petrolchimica alla generazione elettrica.Coerentemente con questo obiettivo, anche nei propri uffici, Eni ha promosso azioni mirate alla riduzione dei consumi, sia attraverso interventi strutturali, valorizzando le opportunità fornite dalle nuove tecnologie, sia attraverso la sensibilizzazione delle sue persone.In queste pagine le soluzioni adottate da Eni per risparmiare energia.

E, sempre dal quel sito, ho trovato un’intervista proprio a Paolo Scaroni in cui dice: “Alcuni anni fa ho incontrato Sir Adrian Cadbury, che ha scritto il primo libro sulla governance agli inizi degli anni ’90. Sir Adrian spiega che il modo più ampio per definire la responsabilità sociale d’impresa è affermare che l’esistenza delle aziende si basa su un contratto implicito tra le imprese e la società. L’impresa è autorizzata ad operare vendendo i suoi prodotti e i suoi servizi, realizzando profitti, solo se genera benefici economici e sociali per il territorio nel quale opera. L’essenza del contratto tra la società e le imprese è che le aziende non devono perseguire i propri obiettivi di profitto a spese degli interessi a lungo delle comunità dove operano. Ciò che mi piace di questo concetto è che implica l’esistenza di un contratto tra l’azienda e la società. La comunità ti accetta finché i benefici che riceve dalla tua presenza sono maggiori dell’impatto che arrechi al territorio. Se rompi questo contratto non ti sarà permesso di continuare la tua attività. Questo è senz’altro vero a livello locale, ma è anche vero a livello globale se ciò che l’impresa fa è in contrasto con i valori della società civile. Quello che ho trovato convincente di questo concetto, è che dimostra come la responsabilità sociale d’impresa o la Sostenibilità se preferisce, non è una scelta, ma è una necessità.

Quindi la sua idea di Sostenibilità si basa su questo contratto sociale tra il business e la società, ma rispetta anche gli interessi a lungo termine per uno sviluppo sociale e per il progresso?
Paolo Scaroni: Proprio così. Lo sviluppo sociale e la protezione dell’ambiente, sono parte dei benefici a lungo termine che si rendono alle comunità dove si opera. Ecco il motivo per cui è importante che si applichi e che ci si preoccupi di Sostenibilità. E poi, valuto anche gli aspetti positivi di questo atteggiamento, dato che tutte queste attività, oltre ad essere necessarie, vanno spesso nella stessa direzione di una gestione efficiente dell’azienda. Una seconda area di creazione di valore è la gestione delle persone all’interno dell’impresa. Mi sono occupato di aziende per un lungo periodo della mia vita e ho sempre pensato che il segreto del manager consiste nel saper gestire persone diverse nella sua organizzazione. Un’organizzazione è debole se è fatta da persone con la stessa matrice culturale e sociale. La diversità è un valore positivo. E la diversità è molto presente in Eni. Poi c’è una terza area: un’azienda che lavora con i Governi, come facciamo noi – dato che nei Paesi petroliferi il nostro interlocutore è il Governo – deve avere interesse per il Paese che la ospita in tutti i suoi aspetti, l’ambiente, la soddisfazione delle esigenze della popolazione, lo sviluppo economico e il coinvolgimento delle imprese locali.

Guardando indietro, vent’anni fa il settore petrolifero non pensava alla responsabilità d’impresa o alla Sostenibilità. Era molto preoccupato della gestione ambientale, ma da allora ha allargato i suoi orizzonti. Perché ha cambiato atteggiamento?
Paolo Scaroni: Provo a darle una spiegazione. Quando nei Paesi in via di sviluppo c’è il petrolio, le migliori risorse umane sono attratte da questo settore. Così quando si vogliono sviluppare localmente delle iniziative diverse dalle attività petrolifere, spesso i Governi si rivolgono a noi, perché siamo la principale presenza organizzata nel Paese. Sempre più spesso, all’interno dei nostri contratti con i Governi sono previsti impegni in attività sociali. Questo va dalla produzione del riso in Nigeria, allo sviluppo di un programma di vaccinazione in Congo. Alle compagnie petrolifere è chiesto di dare un contributo allo sviluppo locale. Si vuole che siamo noi a gestire queste attività, anche se sono completamente al di fuori della nostra sfera di azione, perché abbiamo una struttura organizzativa in grado di realizzarle.

Parliamo del cambiamento nel settore energetico delle relazioni tra le compagnie nazionali e internazionali. Vediamo diversi sviluppi in questo ambito. Quali sono le conseguenze?
Paolo Scaroni: Qui c’è un effetto pendolo. Quando il prezzo del petrolio sale, cresce anche il potere dei Paesi produttori di petrolio. Sotto tutti i punti di vista. Questo ha effetto anche sulle richieste di progetti di sviluppo del territorio, di occupazione locale, e di partecipazione in investimenti su attività diverse dal nostro core business. Le loro richieste crescono. Ed è qui che la Sostenibilità diventa un vantaggio competitivo. Prendiamo un esempio. In Africa c’è ancora molto gas flaring. Investire nello sfruttamento del gas associato e utilizzarlo per la produzione e la vendita di energia elettrica è la cosa migliore che si possa fare da un punto di vista di responsabilità sociale d’impresa perché si evita il flaring, deleterio in termini di impatto ambientale. Inoltre si produce energia elettrica. L’elettricità è vita. Quando una comunità ha l’elettricità le cambia il mondo. Può avere telefoni, computer e attività industriali. Abbiamo sviluppato questo schema, e l’abbiamo applicato in Nigeria, Congo e Angola.

È molto chiaro. Torniamo al sistema energetico mondiale. La verità è che, se crede all’IPCC (panel intergovernativo sul cambiamento climatico), il cambiamento climatico gioca un ruolo potenzialmente decisivo nel cambiamento del pianeta. Nel lungo termine ci stiamo preparando ad affrontare una serie di condizioni ambientali mai conosciute prima.
Paolo Scaroni: Riguardo al cambiamento climatico, noi ci comportiamo come se esistesse. Quindi, che possiamo fare? Dobbiamo ridurre il più possibile le nostre emissioni di CO2. E nel lungo termine dobbiamo investire nell’unica forma di energia alternativa che davvero possa risolvere i bisogni energetici del nostro pianeta: l’energia solare. Siamo convinti che solo il sole possa essere nel lungo termine l’alternativa agli idrocarburi. Abbiamo firmato un accordo con il Massachusetts Institute of Technology per sviluppare programmi di ricerca sull’energia solare di nuova generazione. È previsto un investimento di 50 milioni di dollari. Vogliamo sostituire il silicio come supporto nella trasformazione dei raggi solari in energia elettrica. Il silicio è una tecnologia vecchia di 50 anni, costosa e ad alta intensità energetica. Siamo convinti che altri materiali come i polimeri possano rappresentare la soluzione tecnologica del futuro.

Secondo me il ruolo del business è navigare e prendere le sfide che la società deve affrontare. Quali sono i dilemmi e le tensioni che sta affrontando?
Paolo Scaroni: Nel nostro settore ci sono tensioni e questioni irrisolte, ma il nostro lavoro consiste nel superarle con pragmatismo. Un esempio: un tema molto dibattuto in Europa è la sicurezza degli approvigionamenti di gas. In Europa 2 case su 3 sono riscaldate con il gas. Anche nell’energia elettrica, l’80% della capacità addizionale installata negli ultimi 15 anni usa il gas come combustibile. Il consumo di gas continua a crescere, mentre le produzioni europee declinano. Come conseguenza, le nostre importazioni di gas, che sono oggi di 300 miliardi di metri cubi l’anno, raddoppieranno fino a raggiungere 600 miliardi di metri cubi nel 2020. Quindi il nostro continente dipenderà essenzialmente da due fornitori – la Russia e l’Algeria, che non sono paesi UE. Questa crescente dipendenza per un prodotto essenziale per la nostra vita come il gas desta ricorrenti preoccupazioni nell’opinione pubblica del nostro continente. Noi, come Eni dobbiamo fare concretamente tutto quello che possiamo per contribuire alla sicurezza energetica dell’Europa.

Le priorità su cui concentrarsi, quelle che l’azienda ha scelto in termini di Sostenibilità, come le avete selezionate?
Paolo Scaroni: Prima di tutto, ciò che volevo ottenere era entrare negli indici di Sostenibilità. In questo modo avevamo uno scopo chiaro: volevamo entrare nel Dow Jones Sustainability Index e nel FTSE4Good. Se si rispetta quanto richiedono questi indici si lavora nella giusta direzione. Anche in Eni, come avevo fatto in Enel e in Pilkington, ho chiesto che il reporting di Sostenibilità fosse parte integrante del sistema di reporting aziendale. Ciò rende possibile verificare a scadenze fisse il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo fissati.

Lei si è spostato dalla Pilkington, azienda produttrice di vetro ad alto consumo di energia, al settore dei produttori di energia. Qual è la maggior differenza tra le due?
Paolo Scaroni: Nella produzione di vetro, l’energia è un elemento fondamentale di costo. Equivale più o meno al costo della manodopera. Per questa ragione fare efficienza vuol dire ridurre i consumi energetici. Ma, anche lavorando nel settore che l’energia la produce, ritengo essenziale indicare ai nostri clienti come ottimizzare i consumi energetici. Proprio per questo, abbiamo lanciato una campagna per convincere le famiglie italiane a ridurre il loro consumo di energia. La campagna si chiama Eni 30PERCENTO perché si può ridurre il consumo di energia con un risparmio del 30% sul bilancio familiare. Una famiglia media italiana può risparmiare fino a 1.600 euro l’anno semplicemente utilizzando i nostri 24 consigli

Esiste il petrolio nello spazio?

Sul sito www.ecoage.com troviamo e quindi riportiamo questa notizia:
La crescente scarsità di petrolio sulla Terra dovrebbe spingere allo sviluppo delle nuovi fonti rinnovabili (rinnovabili, nucleare, gas). Pochi si sarebbero immaginati una spinta verso lo spazio. La Nasa ha annunciato di aver localizzato un lago di idrocarburi allo stato liquido su Titano, una luna di Saturno. La scoperta è stata effettuata dall'osservazione dei dati raccolti dalla sonda Cassini ed elaborati dal Jet Propulsion Laboratori di Pasadena. Finora la presenza degli idrocarburi non era stata riscontrata al di fuori della Terra.

La notizia assume quindi una grande importanza scientifica. Gli scienziati ipotizzavano su Titano dei laghi di metano ed etano, gas comuni nello spazio, non certo il petrolio. Non sappiamo se queste scoperte avranno il merito di spingere nuovamente l'uomo alla conquista dello spazio. Da sempre l'uomo affronta la scarsità spostando il proprio interesse verso i luoghi più ricchi di risorse.

Un nomadismo innato che dà luogo alle emigrazioni di massa, alle invasioni, alle guerre di conquista ma anche, speriamo, alla conquista dello spazio.

Una nuova rivista dedicata ai temi dell'energia

Da maggio 2008 l’Eni, presieduta da Paolo Scaroni, ha dato vita ad una nuova pubblicazione trimestrale chiamata “Oil Tabloid” con l’obiettivo di promuovere una nuova consapevolezza sul tema dell’energia. Dal primo numero riprendiamo l’editoriale di Paolo Scaroni, come presentazione generale del progetto editoriale: “E’ l’energia la questione cruciale”

Non c’è dubbio: l’energia è la questione cruciale. Sulla scena italiana come su quella internazionale, nei programmi dei governi come nelle grandi scelte che riguardano il futuro del pianeta, di fronte agli interrogativi sullo sviluppo economico e sociale di un paese, come davanti alle inquietudini per la sopravvivenza stessa di intere popolazioni minacciate dal sottosviluppo e dalla fame, è soprattutto di energia che si deve parlare. Disponibilità di energia, proveniente da dove, a che prezzi, con quali impieghi. Energia per riscaldare, energia per trasportare merci e persone, energia per illuminare, energia per produrre; energia per garantire, cioè, le condizioni fondamentali della vita – prima ancora che dello sviluppo e del benessere – di un popolo. Eppure su questi temi vitali, al di fuori di ambiti di addetti ai lavori, si discute ancora poco. L’opinione pubblica scopre quanto la questione energia possa pesare sulla sua vita e quanto precari siano gli equilibri che garantiscono la sicurezza energica solo nel momento in cui qualche crisi li mette in dubbio. E’ accaduto ai tempi dell’embargo petrolifero del ’73: è accaduto, più di recente, nel 2006 quanto le tensioni fra Russia e Ucraina hanno minacciato di bloccare le forniture di gas e di lasciare l’Europa al freddo nel bel mezzo delle feste di Natale. Di più: si ha spesso l’impressione che il tema energia stenti ad imporsi nel dibattito della politica. Che scelte che dovrebbero essere strategiche e di lunga portata appaiano dettate da necessità contingenti o vadano a rimorchio delle iniziative delle aziende del settore. E in questo non si può non lamentare la sostanziale latitanza dell’Unione Europea: proprio l’entità alla quale dovrebbero competere le grandi strategie, che i popoli del vecchio continente possono adottare e vincere, quella Unione europea che sembra invece impegnata nella definizione di dettaglio burocratici e di regole minuziose.
Tutto questo deve cambiare. Siamo convinti che una forte, coerente politica vada adottata a livello mondiale (ma cominciando da casa nostra) sul tema del futuro energetico. Ma sappiamo che questo sarà possibile solo quando il dibattito su queste questioni uscirà dalle stanze degli esperti per coinvolgere i cittadini, rendendoli consapevoli protagonisti delle decisioni da adottare. Serve più informazione, serve un dibattito più aperto, serve una riflessione più approfondita e documentata. Iol vuole contribuire a questo.Una rivista che vuole essere un contenitore per riflessioni a tutto campo sui temi energetici (petroli in primis, ma non solo) accanto a una documentazione sui diverti aspetti di questo tema, che coinvolge la politica, la finanza, l’economia, la vita sociale, ma anche la cultura e il costume. Una rivista aperta al confronto delle opinioni, luogo privilegiato di un dibattito internazionale su argomenti che non conoscono frontiere. Una rivista aperta al confronto delle opinioni, luogo privilegiato di un dibattito internazionale su argomenti che non conoscono frontiere……..
Informare, dibattere, sensibilizzare: contribuire insomma a creare una nuova “cultura del petrolio” assento fino ad oggi in una società del benessere e del consumo senza limitazioni. Eni con “Oil” vuole fare questo.

Energie rinnovabili in Europa

I paesi dell' Unione Europea (UE) nel loro complesso, costituiscono la principale potenza mondiale nell'ambito dello sviluppo ed impiego dell' energia rinnovabile. La promozione dell'impiego delle energie rinnovabili ha un ruolo molto importante, sia riguardo al ridurre la dipendenza dall'estero da parte della UE per il suo approviggionamento energetico, sia nell'adeguarsi agli obblighi imposti da trattati internazionali, adottando misure efficaci in rapporto alla lotta contro l'effetto serra.

Quanta energia eolica esiste veramente in italia? Quali sono i siti adatti’?

Dal sito www.energie-rinnovabili.net : parlando di eolico di grande taglia, diciamo subito che in Italia non c'è una grandissima abbondanza di siti adatti alla costruzione di impianti eolici. I siti adatti sono quelli caratterizzati da venti forti e costanti. Si considerano validi siti in cui la velocità media misurata su base almeno annuale è intorno a 4/5ms. Località come Trieste, nelle quali il vento ha carattere fortemente intermittente e variazioni di intensità notevolissime, sono difficilmente sfruttabili con le tecnologie oggi più diffuse. Vi sono comunque abbastanza siti da poter ritagliare una consistente fetta di produzione energetica. Questa affermazione dovrebbe essere analizzata anche basandosi su due considerazioni: primo, la tecnologia non sta ferma e potrebbe cambiare le regole del gioco, secondo, in questi ultimi tempi si sta puntando molto sull' eolico OFF-Shore, che potrebbe allargare di molto il campo dei siti adatti.

Per maggiori informazioni, consultate l'atlante eolico dell'Italia:
http://www.energie-rinnovabili.net/?q=mappe_eoliche_ditalia

Cosa sono le fonti rinnovabili?

Sono fonti di energia che possono permettere uno sviluppo sostenibile all'uomo, senza che si danneggi la natura e per un tempo indeterminato. Alcune di questi tipi di energia (in particolare quella solare) possono essere microgenerate, ossia prodotte in piccoli impianti domestici che possono soddisfare il bisogno energetico di una singola abitazione o piccolo gruppo di abitazioni. Questo permette di risparmiare l'energia che si perde nella fase di distribuzione di energia elettrica, per esempio sugli elettrodotti, sebbene comporti anche la necessità di ridefinire la struttura della rete elettrica nazionale.

Si deve comunque ricordare che è ancora oggetto di discussione il fatto che sia realmente possibile soddisfare tutto l'attuale fabbisogno energetico del pianeta solo con il potenziale energetico proveniente da fonte rinnovabile.

Rinnovabile e sostenibile sono concetti che vengono spessi confusi. Il fatto che un'energia sia rinnovabile non significa necessariamente che questa sia anche sostenibile; un esempio di tale differenza può essere visto nelle centrali legate a grandi bacini idroelettrici.

Fonti rinnovabili “classiche”

Le fonti rinnovabili generalmente dette "classiche" sono quelle che vengono sfruttate per la produzione di energia elettrica fin dall'inizio dell'età industriale. Il loro uso futuro dipende dall'esplorazione delle risorse potenziali disponibili, in particolare nei paesi in via di sviluppo e dalle richieste in relazione all'ambiente e all'accettazione sociale. Tra le più antiche si trovano certamente le centrali idroelettriche, che hanno il vantaggio di avere lunga durata (infatti molte delle centrali esistenti sono operative da oltre 100 anni). Inoltre le centrali idroelettriche sono pulite e hanno poche emissioni. Tuttavia si è scoperto che le emissioni sono apprezzabili soltanto se associate con bacini poco profondi in località calde (tropicali). In generale le centrali idroelettriche producono molte meno emissioni nel loro "ciclo vitale" rispetto agli altri tipi di generazione di corrente. Altre critiche dirette alle grosse centrali idroelettriche a bacino includono lo spostamento degli abitanti delle zone in cui si decide di fare gli invasi necessari alla raccolta dell'acqua e il rilascio di grosse quantità di anidride carbonica durante la loro costruzione e l'allagamento della riserva. L'energia prodotta, che ebbe un ruolo fondamentale durante la crescita delle reti elettriche nel XIX e nel XX secolo, sta sperimentando una rinascita della ricerca nel XXI secolo.

Le aree con più elevata crescita nell'idroelettrico sono le economie asiatiche in forte crescita, con la Cina in testa; tuttavia anche le altre nazioni asiatiche stanno installando molte centrali idroelettriche. Questa crescita è guidata dai crescenti costi energetici - specialmente per le energie importate - e il desiderio diffuso di generazione energetica "in casa", pulita, rinnovabile ed economica.
Le centrali geotermiche possono funzionare 24 ore al giorno, fornendo un apporto energetico di base e nel mondo la capacità produttiva potenziale stimata per la generazione geotermica è di 85 GW per i prossimi 30 anni. Tuttavia l'energia geotermica è accessibile soltanto in aree limitate del mondo, che includono gli Stati Uniti, l'America centrale, l'Indonesia, l'Africa orientale, le Filippine e l'Italia. Il costo dell'energia geotermica è diminuito drasticamente rispetto ai sistemi costruiti negli anni '70. La generazione di calore per il riscaldamento geotermico può essere competitivo in molti paesi in grado di produrlo, ma anche in altre regioni dove la risorsa è a una temperatura più bassa.

Cosa sono le risorse naturali?

Questo blog si propone di raccogliere ed organizzare una serie di risorse presenti sul web, che grazie alla licenza di Creative Commons possiamo riutuilizzare citandone le fonti.
Ringraziamo sin d’ora tutti coloro che hanno generato questi (ed altri contenuti) ed a nostra volta, grazie ai CGC (consumer generated content) mettiamo a vostra disposizione la possibilità di riutilizzare in parte il nostro contentuo utilizzanzo la metodologia CC.

Su wikipedia, per inquadrare la tematica, troviamo questa descrizione:
Con il termine risorse naturali si intendono le energie, i mezzi, le forze ambientali e biologiche che sono proprie del nostro pianeta.Queste si dividono in "risorse energetiche" e "risorse biologiche". A sua volta possono poi, provenire da "fonti rinnovabili" o "fonti esauribili".Per millenni l'uomo ha sempre utilizzato risorse che provenivano da "fonti rinnovabili". L'energia solare, per produrre il cibo, la legna ed altri combustibili naturali come i rifiuti organici per attività di vita ed artigiane; l'energia idraulica per attività produttive (molini ecc.); l'energia eolica per viaggiare e produrre (molini e navigazione).Con la rivoluzione industriale avviata a partire dal XVIII secolo queste fonti di energia divennero non più sufficienti al nuovo sviluppo e così iniziò lo sfruttamento sempre più intensivo dei combustibili fossili, dapprima il carbone, per arrivare poi, al petrolio ed al gas naturale. Le riserve di questi combustibili fossili, formatisi nel nostro pianeta durante le ere geologiche, seppure presenti in grandi quantità, sono limitate ed appartengono alle "fonti esauribili" di energia.Con la crisi petrolifera degli anni settanta del XX secolo nasce il problema energetico mondiale, con una nuova sensibilizzazione sull'uso razionale delle risorse, la ricerca di nuove "fonti rinnovabili" e lo sviluppo di nuove tecnologie che ne favoriscano il risparmio. In questi anni l'uomo sta consumando le risorse naturali così velocemente che la Terra non riesce a riprodurle.”.

Appare quindi evidente che sia necessaria una forte attenzione al tema delle risorse naturali. Ciò che possiamo fare oggi è contribuire ad aumentare la conoscenza e la diffusione di queste tematiche affinchè le nuove generazioni crescano con una maggiore consapevolezza su queste tematiche.

L’ obiettivo di questo blog è, appunto, aiutare e diffondere la conoscenza.