giovedì 4 dicembre 2014

Ivrea 24 Sharing Torino: housing sociale e attenzione all'ambiente

Ivrea 24 Sharing Torino è il progetto di social housing, nato con il sostegno di Cassa depositi e prestiti, a costi calmierati e impatto ambientale ridotto.
“Ormai, dopo quattro anni di gestione - spiega  l'ad di Sharing Torino Mario Ferretti - possiamo dire che si tratta di un successo riconosciuto dagli inquilini, dal quartiere e dalla città”.
Nata dalla partecipazione di un bando della città di Torino per l’acquisto, la ristrutturazione e la gestione di un palazzo di proprietà delle Poste di 10.000 mq, la struttura ha già accolto quasi 3.000 persone fra studenti, genitori single, parenti di degenti negli ospedali cittadini, lavoratori fuori sede.
La struttura offre numerosi servizi di promozione sociale: ambulatorio dentistico, sportelli di assistenza psicologica, legale e occupazionale, attività educative, assistenza scolastica, un ristorante  a costi calmierati, un bar, servizi di car e bike sharing
Compatibile con la città, grazie a questi servizi, ma anche con l’ambiente. L’edificio utilizza materiali a bassa manutenzione, impianti fotovoltaici e solare termico per la produzione di acqua calda. Il giardino viene irrigato grazie a un sistema di recupero dell'acqua piovana. Tutto, dall’intonaco agli infissi, è eco-sostenibile. E conveniente: il consumo energetico è più basso del 30%, le spese di riscaldamento del 10%.
Numeri e idee che sono valse a Sharing il Premio innovazione amica dell’Ambiente del 2013 e il titolo di Eco Leader di TripAdvisor livello Argento. (fonte "CDP: l'Italia che investe nell'italia")

martedì 2 dicembre 2014

Niente caminetti accesi a Parigi: lo prevede la legge anti-inquinamento

Dal 2015 i parigini non potranno più accendere il caminetto di casa. Lo prevede la nuova legge anti-inquinamento che entra in vigore il 1/o gennaio, e che vieterà dunque ormai momenti di relax e di romanticismo davanti al fuoco. Secondo la Direzione regionale dell'ambiente e dell'energia (Driee), infatti, il fumo dei caminetti inquina almeno quanto il gas di scarico dei motori diesel.
"E' una questione sanitaria centrale. Il riscaldamento a legna contribuisce fino al 23% delle emissioni totali di polveri fini nella regione di Parigi. Cioè tanto quanto gli scarichi dei veicoli a motore", ha assicurato la Driee. Viene precisato che un caminetto acceso per mezza giornata emette cioè la stessa quantità di polveri fini di un'automobile che percorre 3500 km. I medici sono d'accordo nel dire che respirare il fumo del caminetto non fa bene alla salute e che si possono favorire asma e bronchiti croniche. Il divieto riguarderà circa 125mila famiglia che abitano a Parigi e in 435 comuni della regione Ile-de-France in una zona definita "sensibile per la qualità dell'aria". Anche altre regioni in Francia potrebbero allinearsi alla decisione di Parigi, che segue a sua volta l'esempio di altre capitali europee, come Londra.
I soli caminetti consentiti dal 2015 saranno dunque quelli non aperti, ma confinati in appositi recinti chiusi a norma di sicurezza e a prova di inquinamento, sia nei saloni di casa sia dai caminetti sui tetti. Di recente sono stati resi noti i risultati allarmanti di uno studio del Cnr transalpino che ha analizzato la qualità dell'aria di Parigi negli ultimi 18 mesi. E' emerso che nei giorni di forte inquinamento le strade della capitale sono paragonabili ad una stanza di 20 metri quadrati in cui sono chiusi otto fumatori con la sigaretta accesa. Insomma che respirare l'aria della capitale fa male tanto quanto il fumo passivo. Per lo stesso studio, ogni volta che un parigino respira inala 100mila polveri sottili o ultra sottili (le più pericolose). La legge anti-inquinamento prevedere anche la creazione di zone a bassa emissione e la fine del diesel in città entro il 2020. (fonte Ansa)

lunedì 1 dicembre 2014

Energia pulita dall'idrogeno

Ansa annuncia che è stata aperta la strada all'energia pulita dall'idrogeno, grazie al materiale più sottile del mondo, il grafene. I fogli di questo materiale, che hanno lo spessore di un atomo, possono essere usati per migliorare le celle a combustibile che trasformano l'idrogeno in energia e che hanno il vantaggio di produrre come scarto del processo semplicemente acqua. Lo studio è pubblicato su Nature dal team di Andre Geim, dell'università Manchester (Gb) che nel 2010 ha vinto il Nobel per la scoperta del grafene.
La ricerca dimostra che il materiale già noto per essere un ottimo conduttore di calore e di elettricità si comporta anche come una membrana che fa passare in modo selettivo gli ioni (particelle elettricamente cariche) di idrogeno.
Questa proprietà, inaspettata per il grafene, suggerisce che le membrane di grafene potrebbero essere usate nelle celle a combustibile a idrogeno.
I ricercatori mostrano inoltre, che la proprietà scoperta e' comune anche ai cosiddetti 'cugini' del grafene, materiali con la stessa struttura a nido d'ape, come il nitruro di boro: questo, rileva Pellegrini, apre la porta su un mondo nuovo e non e' escluso che questi materiali possano essere usati anche in combinazione nelle celle a combustibile.

lunedì 24 novembre 2014

Il cambiamento climatico sulle Alpi

Il problema dei cambiamenti cliamtici è stato il tema centrale dei lavori della XIII Conferenza delle Alpi che ha riunito venerdì a Torino i ministri dell'Ambiente degli otto paesi europei dell'arco alpino.
Sulle Alpi infatti l'aumento di temperatura accertato è di circa 1,5 centigradi: il doppio del riscaldamento medio globale.
Il cambiamento climatico in quest'area ha effetti piuttosto evidenti e ripercussioni su molti aspetti: il ritiro dei ghiacciai e la diminuzione delle nevicate a bassa quota modificano la geografia del turismo invernale, l'aumento delle inondazioni e delle frane pone un problema di sicurezza che si estende fino alle pianure, la modifica alle linea degli alberi e delle coperture nevose ha conseguenze drammatiche sulla flora e sulla fauna alpine. Questi temi, uniti a quello della gestione delle risorse idriche poiché le Alpi sono il più importante serbatoio d'acqua d'Europa.
Sulle Alpi vivono solo 14 milioni di persone, ma 120 milioni vi si recano per turismo e 50 milioni ne dipendono per l'approvvigionamento idrico. Preservare queste montagne ed evitare che si spopolino creando gravi rischi per l'assetto idrogeologico del territorio - sostiene il segretario generale della Conferenza delle Alpi Markus Reiterer - devono essere obiettivi fondamentali per i governi di tutti i paesi alpini.

sabato 22 novembre 2014

Appello Interpol per 9 criminali ambientali. Uno è italiano.

L'Interpol ha lanciato un appello  per la cattura di 9 pericolosi latitanti accusati di crimini ambientali. L'appello segue l'avvio, ad ottobre, dell'Operazione-Infra, che punta a localizzare 139 ricercati in 36 paesi per reati che includono bracconaggio e la pesca illegale, il commercio di avorio e animali vivi, sversamento di rifiuti, deforestazione illegale.
E' la prima operazione Interpol che ricerca latitanti accusati di crimini contro l'ambiente.
I 9 "most wanted" sono accusati di crimini ambientali costati centinaia di milioni di dollari. Tra i latitanti spicca il nome di Ahmed Kamran, accusato di aver contrabbandato oltre cento animali vivi, tra cui giraffe, uccelli e impala (un tipo di antilope africana), dalla Tanzania al Qatar con un aereo militare. Tra i criminali anche l'italiano Adriano Giacobone, ricercato per trasporto e smaltimento di rifiuti tossici, avvelenamento dei fiumi ed altri reati.
"Crediamo - ha commentato Stefano Carvelli, capo dell'unità investigativa dell'Interpol che dà la caccia ai latitanti - che la cattura di questi criminali contribuirà allo smantellamento dei gruppi internazionali che hanno trasformato lo sfruttamento dell'ambiente in un business". Secondo Carvelli questi reati sono solo la punta dell'iceberg dei crimini ambientali, che secondo un rapporto curato da Interpol e Unep potrebbero valere tra i 70 e i 213 miliardi di dollari ogni anno. L'Operazione Infra Terra arriva dopo il successo ottenuto da campagne simili realizzate in passato, tra cui Infra-Americas, Infra-SEA e l'operazione a livello globale Infra-Red nel 2010 e 2012, che fino ad oggi hanno portato a circa 600 arresti.

giovedì 20 novembre 2014

Da CDP 3,6 milioni di euro per il fotovoltaico all'Univeristà di Urbino

Dal 2011 l’Università di Urbino ha installato sui propri terreni un campo fotovoltaico con una potenza di 907 kilowatt. La realizzazione dell’opera è stata possibile grazie ad un finanziamento di Cassa depositi e prestiti di 3,6 milioni di euro.
L’impianto è composto da 3.492 moduli fotovoltaici, ciascuno con una potenza di 260W, e produce mediamente 1.200.000 kWh per anno. Un quantitativo in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di 300 abitazioni. Un'ottima notizia per l’ambiente, visto che per produrre la stessa energia sarebbe stato necessario bruciare circa 260 tonnellate equivalenti di petrolio, immettendo in atmosfera circa 600 tonnellate di Co2.
Sessanta moduli solari sono a disposizione degli studenti della Facoltà di Scienza e tecnologia dell’università per fare didattica e ricerca. L’energia prodotta è utilizzata per il fabbisogno energetico dell’Ateneo, il resto è immesso in rete. Secondo le previsioni l’impianto dovrebbe ripagarsi completamente entro il 2018.

martedì 18 novembre 2014

Oltre 22mila le specie a rischio

Il pesce palla cinese
Sono più di 22mila le specie che nel mondo sono a rischio di estinzione, e la principale causa è il consumo di risorse naturali da parte dell'uomo con la pesca, i disboscamenti, le estrazioni minerarie e l'agricoltura. A lanciare l'allarme è l'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), che ha appena aggiornato la sua lista rossa delle specie a rischio.

Il tonno rosso del Pacifico
Nella lista, che quest'anno festeggia il suo cinquantesimo anniversario, entrano animali come il pesce palla cinese, il tonno rosso del Pacifico, l'anguilla americana e il cobra cinese. Per una lumaca della Malesia e un insetto dell'isola di Sant'Elena si certifica invece l'estinzione. Per il tonno rosso del Pacifico, ora classificato come 'vulnerabile', occorrono regole sulla pesca volte innanzitutto a evitare la cattura di esemplari giovani, spiegano gli esperti. Ancora più a rischio per la crescente domanda del mercato è il pesce palla cinese, che è tra le quattro specie di pesce palla più usate in Giappone per il sashimi: negli ultimi 40 anni ha subito un declino del 99,99%, e ora versa in uno stato 'critico'. Anche il cobra cinese è sotto pressione: la sua popolazione è diminuita dal 30 al 50% in 20 anni, con massicce esportazioni dalla Cina al mercato alimentare di Hong Kong.

Il Plectostoma sciaphilum
Risultano estinte la forbicina gigante, un dermattero esclusivo dell'isola atlantica di Sant'Elena, e il Plectostoma sciaphilum, una lumaca presente su una sola collina calcarea della Malesia, collina ora interamente distrutta dalle cave. Nella lista compaiono 76.199 specie, di cui 22.413 a rischio. ''Ogni aggiornamento della lista rossa ci fa realizzare che il nostro Pianeta sta costantemente perdendo la sua incredibile biodiversità, in gran parte a causa delle nostre azioni distruttive volte a soddisfare un crescente 'appetito' di risorse'', afferma Julia Marton-Lefèvre, direttore generale dello Iucn. ''Tuttavia abbiamo evidenze scientifiche che le aree protette possono invertire questo trend. Le specie minacciate che sono poco rappresentate nelle aree protette, infatti, subiscono un declino due volte più veloce rispetto a quelle più presenti nelle zone tutelate''.
(da Ansa)

mercoledì 15 ottobre 2014

Dai molluschi nuove idee per il fotovoltaico del futuro

Tridacna gigante
Dai segreti dei più grandi molluschi bivalve esistenti sulla Terra - scrive ANSA - nuove idee per all'industria dell'energia solare. Un team di ricercatori dell'università di Santa Barbara ha scoperto che le cellule iridescenti della Tridacna Gigante riescono a mettere in moto un complesso processo di autosostentamento dell'animale che potrebbe essere utilizzato in futuro per far progredire la tecnologia dei pannelli solari o dei bio carburanti.
Secondo lo studio, pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface, le vivaci valve blu di questi grandi molluschi presenti in tutta la regione Indo-Pacifica forniscono un ruolo simbiotico fondamentale nel dare energia a questi animali: le cellule iridescenti fanno filtrare luce solare nel tessuto del mollusco creando così un'illuminazione delicata ma uniforme per milioni di alghe unicellulari che utilizzano a loro volta la luce solare per alimentare la fotosintesi portando così energia alla Tridacna Gigas.
"I riflessi colorati e brillanti delle vongole giganti potrebbero un giorno ispirare nuove forme di tecnologie pulite", ha detto Alison Sweeney, della University of Pennsylvania. Prendendo spunto dalla composizione e comportamento del maxi mollusco, "una lucentezza riflettente potrebbe aiutare le celle solari a rimanere fresche anche quando sono esposte alla luce solare intensa, senza surriscaldarsi troppo" ed inoltre potrebbero fare progredire la produzione di biocarburanti algali.

lunedì 6 ottobre 2014

Wwf: in 40 anni sparita metà della fauna selvatica

Secondo un articolo di Laura Giannoni su Ansa.it, per sostenere i consumi di risorse naturali, e per compensare la CO2 emessa in atmosfera, servirebbero almeno una Terra e mezza. Due Terre e mezza se tutti adottassero lo stile di vita italiano o europeo. Il Pianeta però è uno solo e si sta progressivamente impoverendo, soprattutto in termini di biodiversità, con le popolazioni di vertebrati che si sono dimezzate negli ultimi 40 anni. L'allarme sovrasfruttamento, insostenibile nel lungo periodo anche per l'atteso aumento della popolazione globale, arriva dal Wwf, che avverte i decisori politici: non c'è più tempo da perdere.
Il "Linving Planet Report 2014", il nuovo rapporto biennale del Panda presentato a Milano, mostra lo stato di salute di 10mila specie di vertebrati e indica che, dal 1970 al 2010, le popolazioni di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili sono diminuite del 52%. La minaccia maggiore alla biodiversità deriva dalla combinazione tra l'impatto della perdita degli habitat e il loro degrado. Pesca e caccia costituiscono altre minacce significative, così il cambiamento climatico. Accanto alla perdita di biodiversità cresce l'impronta ecologica, cioè il consumo di natura. La domanda di risorse naturali è del 50% più grande di ciò che i sistemi naturali sono in grado di rigenerare. In sostanza, spiega il Wwf, ''stiamo tagliando legname più rapidamente di quanto gli alberi riescano a ricrescere, pompiamo acqua dolce più velocemente di quanto le acque sotterranee riforniscano le fonti e rilasciamo CO2 più velocemente di quanto la natura sia in grado di sequestrare''.
La situazione è ancora più grave in Europa, dove pesa particolarmente l'uso di combustibili fossili. L'indicatore dell'impronta ecologica mostra infatti che tutti i Paesi dell'Ue vivono oltre i livelli di 'un pianeta' e fanno pesantemente affidamento sulle risorse naturali di altri Paesi. Se tutti gli abitanti della Terra mantenessero il tenore di vita di un cittadino europeo medio, l'umanità avrebbe bisogno di 2,6 pianeti per sostenersi. E 2,6 pianeti è anche l'impronta ecologica dell'Italia, in una classifica che dà la maglia nera a Belgio e Danimarca (4,3) e vede 'trionfare' la Romania (1,4). ''La nostra è una chiamata urgente all'azione, non possiamo più aspettare'', spiega Donatella Bianchi. ''Quasi tre quarti della popolazione mondiale vive in paesi in serie difficoltà, con un deficit ecologico unito a un basso reddito. La crescita di domanda di risorse naturali chiede che ci concentriamo su come migliorare il benessere umano attraverso meccanismi diversi da quelli mirati alla continua crescita''. Le soluzioni, tuttavia, sono a portata di mano. Il Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 23 e 24 ottobre vedrà i capi di Stato e di governo decidere sul pacchetto 'clima ed energia' dell'Ue fino al 2030. A livello globale, invece, la Conferenza delle Parti della Convenzione sui Cambiamenti Climatici Onu in programma a Lima a dicembre, seguita da quella di Parigi nel 2015, saranno le sedi per chiudere un accordo internazionale sul clima ''volto a spianare la strada - auspica il Wwf - a un'economia a basse emissioni di carbonio''.

giovedì 11 settembre 2014

La Cina scommette sul fotovoltaico

La Cina ha annunciato una serie di incentivi per il fotovoltaico in autoconsumo, e cioè per impianti allocati sui tetti o nei pressi di aziende energivore. Gli incentivi dovrebbero far crescere il settore a partire dal secondo semestre, prevede Bloomberg New Energy Finance, che per il 2014 ha corretto al rialzo le stime sulla potenza installata portandole a 14 GW, di cui 3,3 GW realizzati nel primo semestre. Accanto alla crescita del solare, la Cina vede diminuire il consumo di carbone. Ad agosto le importazioni sono diminuite per il secondo mese consecutivo, calando di circa il 18% a 18,86 milioni di tonnellate. A incidere, oltre a una crescita economica più lenta e all'aumento dell'idroelettrico, sono le politiche di Pechino contro l'inquinamento. Il mese scorso il governo ha anche annunciato che vieterà il carbone in sei distretti entro il 2020, proprio nel tentativo di migliorare la qualità dell'aria. (fonte Ansa)

giovedì 21 agosto 2014

Boom del fotovoltaico: nel 2015 la domanda sarà di 61 GW

Dopo anni di eccessi produttivi che hanno portato al crollo vertiginoso dei prezzi e alla chiusura di diverse fabbriche, i pannelli fotovoltaici potrebbero a breve non bastare per soddisfare la crescente domanda. Lo evidenzia Bloomberg New Energy Finance, secondo cui l'insufficiente disponibilità di moduli potrebbe verificarsi l'anno prossimo.

In base all'analisi, le nuove installazioni mondiali potrebbero raggiungere i 52 GW nel 2014 e i 61 GW nel 2015, rispetto ai 40 GW del 2013. L'industria globale ha una capacità produttiva annua di 70 GW, ma tolte le linee produttive obsolete si scende a 59 GW, inferiori alla domanda attesa nel prossimo anno.

La carenza di pannelli disponibili non si verificava dagli albori del settore, nel 2006, quando venne installata una capacità di appena 1,5 GW. Dall'anno seguente i principali produttori cinesi hanno iniziato ad espandersi in modo massiccio, determinando la riduzione dei prezzi.

Per gli analisti, tuttavia, la scarsità di offerta non dovrebbe portare a un innalzamento dei prezzi. Nell'immediato si determinerà probabilmente uno spostamento delle forniture, con i produttori che privilegeranno i grandi impianti al settore residenziale e i Paesi dove i prezzi sono stabili, come Usa e Giappone, a quelli in cui c'è una forte competizione sui listini, come in America Latina. Diversi produttori, tuttavia, stanno già espandendo gli impianti per far fronte alla crescita della domanda. (fonte Ansa)