Due eventi politici maggiori degli ultimi mesi ridefiniscono le possibilità di sviluppo delle energie rinnovabili: lo storico accordo europeo della settimana scorsa sul pacchetto clima- energia; la nascita in luglio dell'Unione per il Mediterraneo. Da un lato un quadro di riferimento normativo e dall'altro un nuovo slancio per la cooperazione tra Nord e Sud. In questo ambito, e a pochissimi giorni dall'intesa di Bruxelles, si è svolta ieria Parigi la conferenza finale del «Piano d'azione per lo sviluppo delle energie rinnovabili nei Paesi del Sud e dell'Est mediterraneo ». Nell'auditorium di Gaz de France Suez si sono dati appuntamento esperti del settore e top manager dei grandi gruppi europei energetici e ambientali con l'obiettivo di definire il nuovo asse di cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo per lo sviluppo di centrali eoliche e solari. Per l'Italia ha partecipato, tra gli altri, il presidente di Enel,Piero Gnudi,anche in veste di presidente dell'Osservatorio Mediterraneo dell'Energia (Ome). Secondo Gnudi, le prospettive di crescita nell'area sono più che buone per l'industria energetica: «Nella sponda Sud del Mediterraneo si verificano tre condizioni ideali per lo sviluppo delle rinnovabili: il sole, il vento e lo spazio, elementi che da noi è sempre più difficile trovare combinati. Non si tratta soltanto di creare delle interconnessioni, ma di costruire in loco impianti per la produzione di energia rinnovabile». Ed è qui che scatta il legame con l'accordo climatico europeo poiché si ampliano le possibilità sia di ottenere CDM (Clean Development Mechanism) sia Certificati Verdi e partecipare così al processo globale di riduzione delle emissioni di Co2.«Oggi –prosegue Gnudi - il mercato dei diritti di emissione rappresenta già 80 miliardi di euro, ma il giorno in cui anche Cina e Stati Uniti dovessero entrare negli impegni del protocollo di Kyoto, si passerebbe a circa 2mila miliardi».
Enel, sostiene il suo presidente, intende giocare un ruolo da protagonista nelle rinnovabili: all'inizio del mese è stata lanciata Enel Green Power, già una delle società più grandi d'Europa nel settore, mentre gli investimenti nel periodo 2008-2012 ammontano a 6,8 miliardi di euro. Gnudi ritiene vitale, per le aziende del settore,mantenere un'adeguata capacità d'investimento: «Questa crisi ha già fatto tanti danni e non vorrei che facesse anche perdere il senso del futuro. Se smettiamo di investire e l'economia riparte, allora anche i 150 dollari al barile del luglio scorso potranno sembrarci pochi. La crisi è mondiale e dunque la ripresa sarà mondiale anch'essa». Il presidente di Enel vede molte aziende, anche grandi, spaventate, e sempre meno disposte a investire. E come molti altri manager del settore ritiene che il fatidico picco dei 150 dollari sia stato il frutto di lunghi anni in cui, col petrolio a prezzi relativamente bassi, gli investimenti erano rimasti al palo.(tratto da Il Sole 24 Ore)
Vedi anche "L’energia responsabile" secondo Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni.
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