Da Affari & Finanza
Il settore energetico è chiamato ad affrontare crescenti sfide in termini di sviluppo sostenibile per la rilevanza sia dei suoi impatti ambientali, che contribuiscono in modo decisivo ai cambiamenti climatici, sia dei suoi impatti sociali, dal momento che molte società del settore operano in alcune delle aree più geopoliticamente a rischio del globo. Le capacità delle società petrolifere di gestire i rischi sociali e ambientali associati alle proprio attività di business sono state analizzate nel rapporto 2008 sul settore energetico europeo pubblicato dall’agenzia di rating ambientale e sociale Vigeo.Secondo le stime dell’International Energy Agency, la domanda globale di energia crescerà ad un tasso annuo dell’1,6% fino al 2030 e i combustibili fossili continueranno ad essere la principale fonte d’energia; in particolare, la domanda di petrolio e quella di gas naturale cresceranno rispettivamente dell’1,3% e del 2% su base annua. Se a queste previsioni si aggiunge il processo di nazionalizzazione delle risorse energetiche attuato in alcuni Paesi e la crescente competizione delle compagnie petrolifere nazionali che detengono complessivamente il 77% delle riserve mondiali, si capisce come l’accesso a nuove riserve sia uno dei driver che indirizzano le strategie delle multinazionali del settore. Queste in particolare si traducono, per quanto riguarda l’upstream, nell’estrazione di oli non convenzionali, il cui processo genera una quantità di emissioni di gas ad effetto serra almeno tre volte superiore a quella generata dall’estrazione di greggio convenzionale; nello sviluppo di progetti d’esplorazione particolarmente complessi come il progetto Kashagan in Kazakhstan o il progetto Sakhalin in Russia; e nell’intensificarsi dei processi di esplorazione e produzione anche nei paesi geopoliticamente instabili. Lo studio realizzato da Vigeo prende in considerazione 16 società petrolifere appartenenti all’indice Dow Jones STOXX 600 Europe e ne analizza il profilo di responsabilità sociale in 6 aree d’indagine: diritti umani, risorse umane, ambiente, business behaviour, corporate governance e relazioni con le comunità locali.Nell’ambito delle risorse umane, l’area della salute e sicurezza è quella nella quale le società ottengono il punteggio medio più elevato (su tutte, l'Eni guidata da Paolo Scaroni e Total), mostrando di aver adottato politiche e programmi adeguati per gestire questi aspetti. Il maggior rischio riguarda i contrattisti che non sempre sono coperti dai sistemi di gestione implementati dalle compagnie petrolifere. Per quanto concerne le relazioni sindacali, i risultati conseguiti sono eterogenei. Se da un lato ci sono società che non forniscono informazioni sugli strumenti adottati per promuovere le relazioni sindacali, dall’altro ci sono compagnie, come Eni e StatoilHydro, che hanno definito con i sindacati un accordo sulle relazioni industriali a livello internazionale. L’area ambiente, nella quale Shell e BP ottengono il punteggio più elevato, è una delle aree maggiormente critiche. La ricerca di Vigeo ha evidenziato che le performance ambientali sono complessivamente peggiorate nell’ultimo triennio sia nell’upstream che nel downstream. Per quanto riguarda la gestione dei gas ad effetto serra, solo Total, StatoilHydro e BP hanno già avviato progetti di confinamento geologico di CO2 mentre, in tema di riduzione del gas flaring, sono ancora minoritari i progetti di valorizzazione e riutilizzo del gas naturale associato al petrolio. Sebbene la produzione di biodiesel sia rapidamente cresciuta nel corso degli ultimi anni, l’investimento nella ricerca e nello sviluppo di altri combustibili alternativi e di energie rinnovabili rimane, con l’eccezione di BP, ancora marginale. Nei rapporti con le comunità locali i principali operatori hanno implementato programmi volti alla promozione dello sviluppo economico e sociale delle aree in cui operano. Solo una minoranza, tra cui Eni, Shell e BG Group, conduce invece valutazioni di impatto sociale dei progetti d’esplorazione e produzione. Tuttavia la persistenza di situazioni critiche come quella del Delta del Niger — dove le comunità locali hanno intrapreso azioni legali contro le major operanti nella regione, tra cui Shell, Total ed Eni — mostra non solo i rischi a cui sono esposte le società petrolifere in questo ambito ma anche l’importanza di definire misure di riduzione dell’impatto con il coinvolgimento diretto delle comunità locali interessate.
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