Da Il Riformista
Tra lunedì e martedì Eni ed Enel hanno perso in borsa quasi il 10% del loro valore di mercato. Perdite ben superiori alle complessive perdite di borsa. La causa di questo vero e proprio crollo è stata individuata principalmente, come già ha scritto questo giornale, nei contenuti delle decisioni governative scaturite dal Consiglio dei Ministri di venerdì. Interpretate come decisione di un blocco generalizzato delle tariffe, comprese quelle di competenza dell'Enel di Fulvio Conti e dell'Eni di Paolo Scaroni. Successivamente si è tentato di mettere una pezza al danno fatto precisando che non erano oggetto del Consiglio dei Ministri le tariffe dell'elettricità e del gas. Anche perché nel frattempo qualcuno si era ricordato che la regolazione dei prezzi di elettricità e di gas non è competenza del governo, bensì dell'Autorità di settore.Non soddisfatto della confusione già generata da un provvedimento pensato male, comunicato male e gestito ancor peggio, il ministro Calderoli ha pensato bene di aggiungere che il governo aveva rinunciato allo stop alle tariffe di elettricità e gas solo perché esse erano in naturale discesa a causa della diminuzione del costo del petrolio. Contraddicendo in questo modo quanto affermato poco prima a proposito della non volontà del governo di dover intervenire sulle tariffe di elettricità e gas.Il governo ha in questo modo inflitto prima di tutto un danno allo Stato italiano, che è di gran lunga l'azionista principale di queste due aziende. Ma ha contemporaneamente inflitto un danno altrettanto grave ai milioni di risparmiatori che conservano questi titoli nei loro cassetti.A tutto ciò dobbiamo aggiungere la ciliegina su questa torta mal riuscita. Non più tardi di qualche settimana fa il premier Berlusconi, nei suoi ripetuti tentativi di infondere fiducia tra i perplessi cittadini italiani, aveva rivolto un invito esplicito a comprare azioni di Eni e di Enel. Chi ha seguito il suo consiglio ha dunque subito un danno patrimoniale provocato dal governo stesso che l'aveva consigliato. Un ulteriore caso di quel venir meno delle funzioni di garanzia e di neutralità che le istituzioni pubbliche dovrebbero avere. E un ulteriore caso di inutile e controproducente interventismo del presidente del Consiglio.
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