La cura Opec non basta, per ora, a riportare l'equilibrio nel mercato petrolifero. Le scorte continuano a crescere nonostante la chiusura dei rubinetti, a dimostrazione che la crisi morde sui consumi. I prezzi, saliti sull'entusiasmo delle borse fino a 54 $/ bbl, sono scesi ieri sotto i 50$ per poi salire in chiusura a 51,59 $ per il Brent scadenza maggio e a 49,38 per il Wti. I margini di lavorazione "soffrono" e spesso mostrano il segno negativo per i raffinatori europei; perdono terreno i ricavi del gasolio, dove si sente anche la competizione del mercato orientale (l'indiana Reliance vende gasolio in Mediterraneo) e dell'olio combustibile (per i ridotti consumi di bunker).Dai dati del Dipartimento Usa dell'Energia si conferma che le raffinerie americane procedono all'82% della capacità. Negli Stati Uniti crescono le scorte di greggio (+1,6 milioni di barili, ai massimi degli ultimi 16 anni) e di benzina (+0,6) e scendono i distillati (-3,4). Ai minimi invece l'appetito dei raffinatori, con conseguente forte flessione dei differenziali e discesa record dei noli delle petroliere.....Visto che si parla di nuove regole della finanza, sarebbe il momento giusto per restringere la platea degli investitori petroliferi e per evitare che il future sia solo un veicolo per aumentare il costo dell'energia in un momento così drammatico per l'economia mondiale. Ad esempio si potrebbe imporre che per i futures petroliferi sia ben presente e accessibile l'opzione di consegna fisica del greggio. (da Il Sole 24 Ore)