(da "Il Mattino") Nuova zampata in Russia dell'Eni, che ieri (7 aprile) a Mosca ha siglato una serie di accordi con le principali società energetiche del Paese per collaborazioni anche all'estero e ha incassato un assegno da 4,2 miliardi di dollari (3,2 miliardi di euro) da Gazprom: il colosso russo del gas ha infatti esercitato alla fine dei due anni previsti la call option su Gazprom Neft, uno degli asset ex Yukos acquistati all'asta nell'aprile 2007. Le intese sono state firmate nell'ambito del forum italo-russo, che vede la più grande missione di sistema mai organizzata dall'Italia in Russia, con oltre mille imprenditori guidati dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: 40 di loro, il gotha dell'industria italiana, da Eni a Enel a Finmeccanica, sono stati ricevuti dal presidente Dmitri Medvedev al Cremlino. Negli ultimi tempi sembrava che Gazprom potesse rinunciare a Gazprom Neft, anche a causa della crisi mondiale e dei conseguenti problemi di liquidità, per di più in un momento svantaggioso essendo le azioni cadute ben sotto il prezzo dell'opzione. Ma, secondo fonti di stampa russe, il premier Vladimir Putin sarebbe intervenuto per realizzare l'operazione, che sarà finanziata attraverso prestiti da parte di banche statali. Eni ha inoltre firmato una serie di accordi di collaborazione in Russia e all'estero con le principali società energetiche russe (Inter Rao Ues, Rosneft, Transneft e Stroitransgas) con le quali avvierà un ampio programma di cooperazione strategica in vari ambiti. In particolare, Eni ha siglato con Rosneft un protocollo di collaborazione nei settori upstream e della raffinazione, anche in Paesi stranieri. Questi accordi, hanno sottolineato Putin e Scaroni, consolideranno ulteriormente le relazioni tra i due Paesi e rafforzeranno significativamente la sicurezza degli approvvigionamenti di gas in Italia e in Europa. «Continuiamo a essere il loro partner favorito», ha aggiunto l'amministratore delegato di Eni. Ma alcune delle operazioni ventilate nei giorni scorsi sono state rinviate a fine aprile, per definire meglio i negoziati e suggellarli con un bilaterale tra il premier italiano Silvio Berlusconi e il suo collega Putin. Si tratta del potenziamento del gasdotto South Stream e dell'acquisto da parte di Gazprom, tramite un'altra call option, del 51% di Severenergia, il consorzio di Eni ed Enel che detiene gli asset ex Yukos e nel quale le due società italiane dimezzerebbero le quote, passando rispettivamente al 30% e al 20%. «Firmeremo entro aprile. L'occasione sarà la prossima bilaterale dei presidenti del Consiglio italiano e russo», ha assicurato l'amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti. Anche l'ad di Eni
Scaroni ha rinviato alla stessa bilaterale l'accordo sul rafforzamento della capacità del South Stream, che richiede la garanzia di una maggiore offerta di gas russo, come ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. «Abbiamo firmato le questioni di carattere più commerciale; quelle di rilevanza più strategica ci è sembrato più opportuno siano trattate in un incontro fra Berlusconi e Putin», ha spiegato Scaroni. Il mosaico energetico è ampio e ci sono altre tessere da sistemare, come l'ingresso di Gazprom nella società che gestirà il giacimento di petrolio libico Elephant, dove Eni ha una partecipazione rilevante.