Un pieno di alghe. Potrebbe essere questa, tra poco, la richiesta da rivolgere al benzinaio, che magari non si chiamerà neanche più così, e che invece di fare il pieno di gasolio riempirà il serbatoio con un carburante che deriva dalle alghe. Organismo di struttura semplice, unicellulare o pluricellulare, che produce ossigeno ed era già presente in natura oltre un miliardo e mezzo di anni fa, se capita tra i piedi d'estate, l'alga fa solo ribrezzo. E invece è in grado di fornire una biomassa che non ha bisogno di terre arabili per essere prodotta, come accade invece per il mais o la soia, accusate (anche dall'Ocse) di essere causa di deforestazione e fame quando utilizzate come biocarburanti. L'alga può essere coltivata al chiuso, in serre riscaldate, oppure all'aperto, in uno stagno o in acqua marina anche inquinata, perché si nutre dei contenuti delle acque reflue e di anidride carbonica. Si moltiplica velocemente, garantendo anche 50 raccolti all'anno e può produrre, per ettaro, 15 volte più biodiesel di altre coltivazioni (come l'olio di palma). Gli ostacoli alla sua produzione sono legati alla disponibilità commerciale e ai prezzi di mercato: la sfida più grande per la ricerca è fare in modo che il processo di decomposizione della biomassa avvenga in un tempo tale da permettere alla produzione di biocarburante da alga di essere economicamente competitiva oltre che sostenibile, il tutto a un costo inferiore ai 60 dollari al barile. Ad oggi, teoricamente, si stima una resa possibile tra i 1.000 e i 20 mila litri di biocarburante per ettaro, a seconda della specie di alga coltivata. Facendo due rapidi calcoli, visto che il potenziale di produzione dei soli Stati Uniti si aggira intorno ai 16 milioni ettari, gli Usa potrebbero produrre abbastanza alghe da sostituire completamente il petrolio come carburante e lasciare all'agricoltura 180 milioni di ettari di terreni agricoli per uso alimentare. Secondo l'European biodiesel board (Ebb), che pochi giorni fa ha tenuto a battesimo l'European algae biomass association, la nuova piattaforma europea per lo sviluppo dei biocarburanti e delle bioenergie, l'Italia è uno dei paesi in cui la sperimentazione sulle alghe ha raggiunto i livelli più avanzati. Il 24 marzo scorso, il porto di Venezia, ad esempio, ha annunciato il lancio della prima centrale ad alghe italiana, che sarà operativa nei prossimi due o tre anni. «L'idea di fondo è di produrre non solo biocarburanti, ma bioenergia. Questo significa coltivare le alghe all'interno di appositi bioreattori, poi bruciarle come biomassa e recuperare la CO2 emessa per nutrire le nuove alghe nei bioreattori». Che quello delle alghe sia un business ghiotto lo dimostrano diversi esperimenti condotti da grandi compagnie petrolifere, tra cui anche l'Eni. Solo qualche giorno fa l'amministratore delegato del Cane a sei zampe,
Paolo Scaroni, ha spiegato che lo sfruttamento delle alghe è la strada giusta per i biocarburanti, perché garantisce energia pulita e riduzione di emissioni e dà risultati migliori della colza su cui stanno puntando forte Brasile, Stati Uniti e l'Estremo oriente. Ma l'ultima novità nel settore viene da Shell, che ha annunciato l'avvio dei lavori per costruire alle Hawaii la prima raffineria di alghe da combustibile. Ancora, l'americana Solazyme, specializzata in biologia sintetica, ha annunciato una partnership con Chevron per produrre e distribuire, entro i prossimi tre anni, biocarburante proveniente dalle alghe in grado di sostituire il diesel tradizionale. Non solo, ha anche ricevuto un finanziamento da 45 milioni di dollari per sviluppare il progetto e ha presentato la nuova Mercedes C320, alimentata proprio ad alghe.Sempre negli Stati Uniti, Boeing e Honeywell hanno creato Users Group, un consorzio che ha l'obiettivo di testare la produzione di biodiesel da alghe per i motori degli aerei. E un'altra americana, GreenFuel, ha annunciato di star avviando, in Spagna, un progetto di coltivazione in serra di 100 ettari di alghe. L'investimento previsto è di 92 milioni di dollari e la produzione stimata di 25 mila tonnellate di alghe da destinare al biodiesel. (da Milano Finanza)