Intervento su Milano Finzanza del ministro dell'Economia Giulio Tremonti
La crescita della domanda mondiale di energia e la necessità di ridurre le emissioni di gas a effetto serra ci pongono davanti a sfide impegnative, che dobbiamo superare se vogliamo salvaguardare la crescita e lo sviluppo economico del paese.
I prezzi delle materie prime energetiche permangono elevati e questa negativa circostanza penalizza il nostro paese in misura superiore rispetto ai principali concorrenti stranieri.
I nostri approvvigionamenti energetici dipendono troppo dall'estero: nel 2007 l'importazione di energia ha coperto circa l'85% del nostro fabbisogno, rispetto al 50% circa della media dell'Europa a 27.
Il nostro mix di generazione elettrica è caratterizzato dalla totale assenza del nucleare, dal modesto ricorso al carbone, dall'impiego sbilanciato di gas e da una quota di rinnovabili ancora insufficiente.
Negli altri paesi europei il mix è radicalmente diverso: carbone, nucleare e rinnovabili costituiscono le fonti prevalenti di generazione, con evidenti vantaggi in termini di sicurezza degli approvvigionamenti, indipendenza dall'estero, tutela dell'ambiente.
Le previsioni dei più qualificati istituti indicano chiaramente che, in assenza di correttivi, la situazione energetica italiana è destinata a diventare ancor più critica: se la maggior parte del crescente fabbisogno nazionale continuerà ad essere soddisfatta come ora dai combustibili fossili, nel 2020 la nostra dipendenza dall'estero per il gas naturale e il petrolio supererà il 90% e la bolletta energetica diventerà un peso insostenibile per molte imprese e famiglie.
Già oggi, l'onere delle importazioni di energia è pari a 60 miliardi di euro e finisce, di fatto, col vanificare la brillante performance del nostro export.
Di riflesso, nei primi sei mesi del 2008, le tariffe per il mercato vincolato hanno registrato un incremento medio dell'8% per l'energia elettrica e del 7% per il gas. Nel mercato libero l'aumento dei prezzi è stato ben maggiore, raggiungendo punte superiori anche al 30 per cento. Di fronte a un simile scenario, sarebbe irresponsabile rimanere inerti.
Per questa ragione, abbiamo posto l'energia tra le priorità strategiche dell'azione di governo.
Intendiamo raggiungere tre principali obiettivi:
la diversificazione delle fonti e delle aree di approvvigionamento, oggi troppo concentrate in zone geografiche ad elevata instabilità politica;
la riduzione strutturale dei costi dell'energia, diventati ormai un freno alla competitività delle imprese ed un pesante fardello per molte famiglie;
il contenimento delle emissioni di gas ad effetto serra, con soluzioni tecnologicamente avanzate ed economicamente sostenibili.
Per poter raggiungere questi risultati occorre rendere possibile la costruzione e l'ammodernamento della necessaria dotazione infrastrutturale: rigassificatori, sistemi di stoccaggio per il gas naturale, reti di trasporto e interconnessione con altri paesi.
A questo scopo, abbiamo impresso una decisa accelerazione al programma di infrastrutture energetiche, inserendo nella «Rete nazionale dei gasdotti» nuovi progetti, perfezionando gli accordi internazionali per i gasdotti di interconnessione con l'Algeria e la Grecia e per gli elettrodotti con la Tunisia e l'Albania.
Stiamo semplificando le procedure autorizzative, aumentando l'impiego del carbone pulito, promuovendo le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica, valorizzando le risorse di idrocarburi non ancora sfruttate nel nostro paese, pari a non meno di 1 miliardo di barili.
Ma, soprattutto, abbiamo previsto il rilancio del nucleare, l'unica fonte in grado di garantire la produzione di elettricità su vasta scala, a costi competitivi e senza emissioni di gas serra.
Abbiamo già illustrato il nostro programma strategico al Consiglio europeo dei ministri dell'energia lo scorso giugno e, successivamente in Giappone in sede di G8 energia, riscuotendo in entrambe le occasioni vivo interesse da parte dei nostri partner stranieri.
Ribadiremo la nostra posizione anche nel G8 che l'Italia ospiterà la prossima primavera, presentando la nostra road map per giungere alla «posa della prima pietra» entro il 2013.
Entro la fine dell'anno definiremo i criteri per la localizzazione dei siti e istituiremo un organismo preposto alla sicurezza in campo nucleare.
Parallelamente saranno definite le procedure di autorizzazione degli impianti, secondo logiche che garantiscano certezza dei tempi, finanziabilità dei progetti, protezione dell'ambiente, tutela della salute dei lavoratori e delle popolazioni interessate.
Ridefiniremo anche i criteri di compensazione a favore delle comunità che ospiteranno siti nucleari, nella convinzione che sia necessario assicurare benefici concreti direttamente ai cittadini ed alle imprese, in termini di sconti sul costo dell'energia e rilancio delle economie locali.
Il ritorno all'energia nucleare sarà perseguito tenendo conto dei diversi interessi coinvolti: il governo creerà le condizioni di contesto che consentiranno ai privati, in una logica di mercato, di effettuare gli opportuni investimenti.
Naturalmente il nucleare non è l'unica fonte energetica su cui puntiamo, ma senza il suo contributo non vi può essere alcuna soluzione credibile per l'attuale situazione di crisi.
Il programma nucleare sarà, quindi, accompagnato da una decisa azione di sostegno alle fonti rinnovabili, alla quale destineremo oltre 2 miliardi di euro previsti dal nostro programma di incentivi all'innovazione e dal Quadro comunitario di sostegno 2007-2013.
Il nostro obiettivo è un mix di generazione elettrica formato dal 25% di fonti rinnovabili, 25% di nucleare e 50% di combustibili fossili.
Sottoporremo questa strategia alla Conferenza nazionale per l'energia e l'ambiente, che stiamo organizzando per la prossima primavera e per la quale contiamo anche sul prezioso contributo del mondo della ricerca.
Per la prima volta, a distanza di venti anni dall'ultimo Piano energetico nazionale, un documento strategico di politica energetica definirà priorità, obiettivi e strumenti di intervento, delineando un quadro stabile di riferimento, sulla base del quale le imprese potranno programmare i loro piani di investimento.
Opereremo in una logica di mercato, senza anacronistiche pretese dirigistiche, assicurando la massima trasparenza dei processi decisionali e promuovendo la più ampia concorrenza tra gli operatori.
Coerentemente con questi principi, nei prossimi giorni presenteremo al parlamento una norma per l'istituzione della borsa italiana del gas, che fornirà un primo, significativo contributo alla maggiore apertura del mercato.
Il nostro progetto di «rinascimento nucleare» non può prescindere dal determinante contributo del mondo dell'università, della scienza, della ricerca.
Abbiamo bisogno di tecnici specializzati, di professionalità altamente qualificate, in grado di assicurare l'efficienza e la sicurezza di tutte le diverse fasi della complessa filiera nucleare.
A questo scopo, ritengo auspicabile la creazione di un polo nucleare d'eccellenza, in grado di attrarre, in una logica industriale, le migliori competenze di cui l'Italia dispone nel settore, creando così quella «massa critica» di professionalità e strutture imprenditoriali necessaria per tornare a partecipare attivamente al club dei paesi nucleari.
Occorre, inoltre, valorizzare le collaborazioni internazionali e le opportunità di partnership industriali, attraverso le quali le imprese italiane possono acquisire competenze preziose nelle tecnologie nucleari più evolute, seguire le sperimentazioni in corso in altri Paesi, formare adeguatamente i propri tecnici.
Sarà possibile, in questo modo, colmare più rapidamente i ritardi che abbiamo accumulato nell'industria e nella ricerca per effetto dei venti anni di blocco seguiti all'infausto referendum del 1987.
Ma la ricerca svolge un ruolo decisivo anche in settori diversi dal nucleare.
Le nuove tecnologie possono fornire un contributo importante all'utilizzo delle fonti rinnovabili, alla promozione dell'efficienza e del risparmio energetico, obiettivi centrali della nostra strategia di diversificazione delle fonti e di contenimento delle emissioni di gas serra.
Siamo già intervenuti in materia con il decreto legislativo dello scorso mese di maggio, che si propone una riduzione dei consumi attesi di energia di almeno l'1% l'anno fino al 2016.
Ci attendiamo positivi risultati anche dal nostro programma di incentivi all'innovazione, che destina 200 milioni di euro ai progetti innovativi in materia di efficienza energetica.
Proprio in questi giorni stiamo iniziando a valutare i quasi cento progetti presentati da circa 800 soggetti tra imprese, università, centri di ricerca.
Si tratta di progetti interessanti, del valore complessivo di oltre un miliardo e mezzo, che consentiranno di ridimensionare lo stato di sudditanza tecnologica dall'estero di cui l'Italia soffre da ormai troppo tempo.
Siamo consapevoli che le misure di carattere normativo, gli incentivi economici, le soluzioni tecnologiche non sono, da soli, sufficienti per la realizzazione di un progetto ambizioso e complesso come la nostra strategia energetica nazionale.
Occorre molto di più.
È necessario un radicale mutamento culturale, che sgombri definitivamente il campo da vecchi tabù, pregiudizi ideologici, interessati equivoci, ancora troppo diffusi presso l'opinione pubblica italiana.
L'imminente istituzione di un'autorevole Agenzia di sicurezza nucleare dovrebbe agevolare questo mutamento, fornendo una chiara dimostrazione della serietà e della cautela con cui il governo intende affrontare la riapertura dell'opzione nucleare.
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