Approda nel Delta del Po il nuovo rigassificatore in grado di trattare 8 miliardi di metri cubi l'anno, un articolo del Sole 24 Ore
L'Italia dell'energia torna alla pianificazione dopo gli anni in cui le decisioni erano delineate non dai disegni della politica bensì dagli investimenti del mercato. «Finalmente l'Italia avrà un suo piano energetico», ha detto ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la cerimonia di benvenuto del terminale di rigassificazione al largo del delta del Po.L'ultimo Piano energetico nazionale (Pen) era del 1991 e aveva sancito il risultato del referendum nucleare dell'87. Da allora si è seguita la strada del mercato: privatizzazione dell'Enel, liberalizzazione del mercato elettrico e del gas, la scelta di quali centrali costruire in mano alle aziende elettriche. Ora il nuovo Pen potrebbe nascere in primavera con all'interno anche il programma nucleare, assicurano Berlusconi e il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. «L'obiettivo è portare il costo dell'energia sul livello degli altri Paesi europei», afferma Berlusconi. I punti cruciali del piano saranno «diversificazione delle fonti energetiche – aggiunge il premier – sviluppo del nucleare, sviluppo delle energie rinnovabili e alternative». Scajola parla di un futuro contributo del 25% da fonti rinnovabili e di un 25% dal nucleare.Ieri sul delta del Po il benvenuto all'impianto, il primo rigassificatore italiano dopo il piccolo impianto spezzino dell'Eni costruito 30 anni fa. È il rigassificatore della liberalizzazione, il primo impianto italiano di importazione di gas che non è targato Eni, oggi guidato da Paolo Scaroni. È capace di riportare allo stato gassoso 8 miliardi di metri cubi di metano l'anno,«pari al 10%della domanda italiana», afferma orgoglioso Umberto Quadrino, amministratore delegato dell'Edison, la società che una dozzina d'anni fa aveva immaginato l'impianto, primo al mondo di questo tipo.Costruito ad Algeciras, in Spagna, l'impianto colossale è stato trainato attraverso il Mediterraneo con una crociera di un paio di settimane. Il cassone di cemento alto come un edificio di una dozzina di piani e lungo come una portaerei è arrivato a 17 chilometri al largo del delta del Po all'alba di martedì ed è stato zavorrato fino a posare la base sul fondo dell'Adriatico. Ne emerge di una ventina di metri, coperto da una matassa di condutture, tralicci e impianti tecnologici. Appartiene all'Adriatic Lng, joint venture fra ExxonMobil e Qatar Petroleum ( al 45% ciascuna) e all'Edison (10%). È costato 2 miliardi di euro (contro i quasi 700 milioni stimati dal primo studio di fattibilità degli anni 90). È il primo investimento del Qatar in un paese consumatore di gas. Fra un paio di mesi arriverà dal Qatar, nel Golfo persico, la prima nave carica di metano liquido, ma quel metano sarà scaricato nei due grandi serbatoi solamente per raffreddarli. Il rigassificatore è un termos da giganti, perché per rimanere liquido il metano deve essere tenuto a 160 gradi sotto zero. Per riportare quel metano allo stato di gas basterà riscaldarlo con acqua di mare in uno grande scambiatore di calore, e il metano bollirà come acqua in una pentola trasformandosi in gas. Una conduttura porterà quel metano a terra, fino alla rete nazionale dei gasdotti. Le prime navi cariche di metano liquido destinate al mercato arriveranno in primavera.
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