Il greggio Wti scende quasi 8 dollari più in basso del Brent, spiega Il Sole 24 Ore
L'inizio della settimana ha visto il Brent perdere un paio di dollari, riguadagnarne 2,5 e poi chiudere ieri a 45,08 $/bbl, praticamente invariato rispetto a venerdì. Discorso a parte per il Wti: la scadenza febbraio è scesa a 37,28 $, quasi 8 meno del Brent, per il crescente numero di investitori impegnati nella scommessa al ribasso e per gli stoccaggi a Cushing, centro di smistamento del West Texas Intermediate (Wti),arrivati a 33 milioni di barili, massimo storico.Le scorte americane sono ancora in aumento, sia pure con dati che forse necessiteranno di una correzione. Per il Dipartimento dell'Energia, diminuiscono le importazioni di greggio e aumentano di quasi un punto percentuale le lavorazioni. Però gli stock sono indicati in aumento di 1,2 milioni di barili; salgono anche distillati (+6,4 milioni di barili) e benzine (+2,1 milioni).Dopo la pubblicazione, i prodotti finiti ribassano, ma rimane confortante l'aumento dei margini di raffinazione; prima della flessione di ieri sera per gasolio e benzina, i margini Usa avevano guadagnato oltre 5 $/bbl dall'inizio della scorsa settimana e altrettanto si può dire in Europa, dove i margini si avvicinano ai 10 $, al lordo dei costi di lavorazione.Sicuramente nei rincari di martedì sera e della mattinata di ieri molto hanno giocato le dichiarazioni del ministro saudita al-Naimi. Riad, con una produzione di 8 milioni di barili/ giorno, sta facendo anche più di quanto concordato nell'ultima riunione Opec. C'è fiducia che anche gli altri produttori stiano facendo la loro parte e le rate di noleggio, scese ai minimi da un anno, confermano i ridotti volumi.Certo ci sono ancora molti problemi da superare, prima di avere un mercato stabile.In primo luogo, le riduzioni Opec hanno come obiettivo la diminuzione dell'offerta fino ai livelli reali della domanda; ma questa, per la terribile crisi in atto, è un bersaglio mobile e di difficile previsione.
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