Dovevano essere la panacea di tutti i mali, uno di quei pochi investimenti in grado di garantire un porto sicuro ai risparmiatori disorientati dal terremoto finanziario. Oggi invece anche le materie prime hanno perso gran parte dell'appeal (e dei guadagni) conquistati nell'ultimo anno di quotazioni. Basti pensare che, tra giugno e settembre, il loro andamento è stato addirittura peggioredi quello dei principali listini azionari mondiali.I cinque indici sulle commodity che replicano l'andamento del mercato dell'energia,dei metalli e dei prodotti agricoli hanno mostrato in media un arretramento del 25,4 per cento. Anche l'indice Reuters-Jefferies Crb, che viene ponderato sull'andamento dei prezzi di 19 futures Usa delle materie prime, nel terzo trimestre è crollato del 25%. Nello stesso periodo, l'S&P 500 ha perso l'8,9%, l'Ftse il 12,86%, il Nikkei il 16,5%: cali significativi, certo, ma sempre più contenuti rispetto a quelli registrati dai metalli a Londra o dai cereali a Chicago. La débacle del resto ha gambizzato tutti i beni, dal mais (sceso del 32,74%) al rame, giù del 25,26%.Solo l'oro,e gli Etf collegati ad esso, si sono salvati, facendo registrare anzi valori tra i più alti della loro storia.
(Dal Sole 24 Ore)