Da Profumo a Conti, dice il Corriere della Sera
D irigenti a caccia di azioni delle aziende in cui lavorano per rincuorare il mercato. Una forte iniezione di fiducia difende risparmiatori, imprese e banche dalla crisi del credito. Il messaggio politico è talmente forte che, per aumentare di incisività, si moltiplicano le iniziative per l'acquisto,da parte dei top manager,di azioni. Francamente, il mercato non sembra finora avere ascoltato l'appello, carico di valore simbolico. In prima linea, questa volta, abbiamo trovato il Ceo di Unicredit, Alessandro Profumo, che lunedì 6 ottobre ha comprato (proprio all'indomani della maxicapitalizzazione) 150mila azioni della banca per un esborso complessivo di circa 414mila euro.Il chip di Profumo, che rappresenta poco più dello 0,001% del capitale dell'istituto italiano più colpito dalla bufera finanziaria, è avvenuto in tre pacchetti a 2,76 euro, 2,7625 euro e 2,7575. Per adesso l'a.d. ha lasciato sul tavolo in pochi giorni parecchi quattrini. Il gesto è stato subito seguito anche dagli altri top manager di Unicredit, i deputy Ceo Roberto Nicastro, Sergio Ermotti e Paolo Fiorentino ( anche loro in perdita, per adesso).Motivazioni certo differenti da quelle del finanziere americano Warren Buffett che, annunciando attraverso la Berkshire Hathaway un investimento di cinque miliardi di dollari in Goldman Sachs, è riuscito un'altra volta a dimostrare come ogni crisi si possa trasformare in un'opportunità d'investimento (non per niente è diventato l'uomo più ricco del mondo).Decisamente più vicino agli obiettivi di Profumo, il numero uno di Eni, Paolo Scaroni. Il manager italiano, non escludendo un ulteriore calo del prezzo del greggio, nel tentativo di ridare fiducia al mercato dopo il recente scivolone del titolo, giovedì 8 ottobre ha acquistato, per un controvalore di un centinaio di migliaia di euro, 6.250 azioni di Eni a un prezzo unitario di 16,04 euro (anche lui, per adesso, in perdita). Mossa analoga per Fulvio Conti, a capo di Enel, che ha comprato 109mila azioni della società elettrica per un controvalore complessivo di 687mila euro (oggi già depauperato).
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