Da L'Opinione
Chi si fregava le mani constatando la discesa dei prezzi del greggio, e sperava in un calo anche dei listini presso i distributori, non gioirà ancora a lungo visto che, da quanto è trapelato, sarà “importante” la reazione dei Paesi produttori di petrolio al calo del prezzo al barile, scivolato dal picco di 147 dollari dello scorso luglio ai circa 72 dollari della chiusura delle contrattazioni di venerdì 17 ottobre. I Paesi petroliferi non ci stanno e hanno in animo di garantirsi anche in negli attuali frangenti di crisi finanziaria mondiale le loro cospicue entrare “riequilibrando” il mercato con un drastico taglio della produzione per far alzare i prezzi. L’algerino Chakib Khelil, il presidente dell’Opec, lo ha preannunciato senza mezzi termini: nella riunione straordinaria prevista a Vienna per il prossimo 24 ottobre l’organizzazione deciderà “una riduzione della produzione”. E, ha specificato che “deve essere una riduzione importante per riequilibrare la domanda e l’offerta”. Non ci saranno tentennamenti: “Se la riduzione deve essere di 1,5 milioni di barili al giorno sarà di 1,5 milioni di barili. Se deve essere di 2 milioni sarà di 2 milioni”. I prezzi del barile sono scesi giovedì 16 ottobre sotto i 70 dollari, il livello più basso da giugno 2007, per poi recuperare nelle contrattazioni di domenica con acquisiti sostenuti proprio dalle aspettative per un taglio della produzione. Dall’Opec è poi arrivata la conferma che questa sarà la linea su cui si compatteranno i Paesi aderenti all’organizzazione. Se, come sembra, il pressing di diversi Paesi produttori non resterà inascoltato, le preoccupazioni legate alla violenta oscillazione dei prezzi (dimezzati in meno di quattro mesi, con una inversione di marcia dopo una netta corsa al rialzo) porteranno ad un taglio della produzione per riequilibrare domanda e offerta spingendo nuovamente all’insù il costo del barile
Mps: Viola, servirebbe un investitore strategico
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"La mancanza di un investitore strategico - ha detto Fabrizio Viola -
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