Nuclearee fonti rinnovabili: un doppio binario per portare l’Italia fuori dalla dipendenza energetica, per scongiurare nuovi rischi di black-out, ma anche per rimettere in pista l’economia. Ne è convinto Salvatore Zecchini, presidente del
Gme (Gestore del mercato elettrico) e dell’Ipi (Istituto per la promozione industriale). «Le politiche energetiche del governo vanno nella giusta direzione – dice al Messaggero – ma ogni intervento non può viaggiare separato da misure a sostegno dell’industria e dell’innovazione tecnologica».Perchè dice che il governo è sulla buona strada?«Perché sono convinto che durante questa legislatura partiranno i lavori per la realizzazione del primo impianto nucleare in Italia».Che potrà entrare in funzione tra anni e anni, però...«Anche se si cominciasse a costruire domani ci vorrebbero almeno dieci o quindici anni prima che possa essere operativo, non c’è dubbio»Ma lo sa che c’è ancora molta gente contraria al nucleare?«Sì lo so, perciò bisogna avviare una campagna informativa per spiegare che, con adeguate misure di sicurezza, i rischi del nucleare sono minori di quelli che possono derivare da altri tipi di impianti».Intanto resta il cappio della dipendenza energetica. Bisogna temere il pericolo di nuovi black-out?«L’Italia è legata a due fonti principali, petrolio e gas naturale, e a due principali fornitori, che sono Russia e Algeria. Paesi che si trovano in zone con alto rischio di tensioni politiche. Se decidessero di chiudere i rubinetti sarebbero guai seri per noi».Quindi bisogna diversificare i fornitori e le fonti...«Proprio così. Bisogna puntare anche sull’energia rinnovabile, come la geotermia, l’eolico e il solare».Ma adesso il prezzo del petrolio è sceso, quindi è meno conveniente investire in impianti di nuova generazione, non è così?«Il petrolio è passato in un anno da 80 dollari al barile a 140, per poi tornare al punto di partenza. Il governo con la tassazione dovrebbe rendere meno variabile il prezzo dei derivati dal greggio, per consentire a chi vuole investire in produzioni alternative di avere un quadro più stabile sui rapporti di prezzo tra le varie fonti».L’Italia fa bene a chiedere a Bruxelles di rivedere tempi e costi del pacchetto clima-energia?«Sì, perché noi siamo tra i paesi europei con la più bassa intensità di consumo energetico e in passato abbiamo ridotto le emissioni di anidride carbonica più di altri. Quindi bisogna usare il buon senso e ripartire i costi tenendo conto di tutti questi fattori».Qualche partner europeo, però, non è d’accordo...«Di cosa si stupisce? Ognuno, in fondo, tutela i propri interessi particolari».
(Dal Messaggero)