Sarà pure vero, come precisato tre giorni fa dal presidente di Acea, Giancarlo Cremonesi, che fra lui e l´amministratore delegato Andrea Mangoni «non c´è alcun dissidio» in merito alla trattativa con Suez-Gaz de France per il conferimento della rete gas di Roma. Fatto sta che sulla chiusura dell´accordo tra l´utility controllata al 51% dal Campidoglio e l´azionista francese, sul quale Mangoni è impegnato da mesi, ieri Cremonesi ha dato un bel colpo di freno. Consumando una frattura forse insanabile proprio alla vigilia dell´incontro tra il governo italiano e quello transalpino previsto per martedì, quando Nicolas Sarkozy sbarcherà a Roma insieme a una folta delegazione (fra cui i vertici di Gdf) probabilmente anche per cercare di sbloccare un´impasse che si trascina da prima dell´estate. In fondo a una settimana fitta di indiscrezioni e comunicati stampa che hanno persino richiamato l´attenzione della Consob con una richiesta di spiegazioni al presidente del collegio dei sindaci (che verrà ascoltato lunedì), ieri Cremonesi è venuto allo scoperto e, in un´intervista al Sole24ore, ha rimesso in discussione l´intera operazione. «Dobbiamo capire», ha spiegato il presidente dell´ex municipalizzata, «se gli investimenti che richiederà la rete di distribuzione del gas, che i nostri soci hanno rilevato dall´Eni e vorrebbero conferire nell´azienda, e le sinergie, giustificano il business. O se invece per Acea sia più redditizio svilupparsi in altri settori». Uno stop in piena regola che, nel giro di poche ore, ha fatto precipitare il titolo in Borsa: la perdita a fine giornata superava il 7%.Cremonesi, d´altra parte, c´è andato giù duro. Non sempre rispettoso del suo ruolo di presidente del cda quando, anziché rappresentare tutti gli azionisti come dovrebbe, parla solo a nome di alcuni: «Credo che il Comune e Caltagirone non siano aprioristicamente né favorevoli né contrari» alla fusione Acea-Gdf. Lanciando infine a Mangoni un chiaro avviso di sfratto. «L´ad è un uomo libero», replica alla domanda se si sentisse di escluderne le dimissioni in caso di fallimento degli accordi. «È persona conosciuta e stimata per cui penso che facilmente avrà interessanti proposte da altre società. Non posso escludere nulla. Anche se, considerando l´attaccamento che ha verso le sorti della società, mi sembra strano».