La Casa Bianca lancia il progetto «Nuova energia per l'America»: tra gli obiettivi, non comprare più petrolio dagli stati «nemici». L'unico citato per nome è il Venezuela: da Caracas arriva il 12% del greggio Usa, che però da soli coprono il 50% dell'export venezuelano. Chavez se la ride, ma alcuni esperti non sono d'accordo, spiega il manifesto
La storia del petrolio venezuelano è legata alla principale potenza «consumatrice» del pianeta, gli Stati Uniti, ma se il nuovo piano su energia e ambiente del presidente Barack Obama raggiungerà i suoi obiettivi, entro un decennio Caracas non potrà più contare sul mercato statunitense per greggio e derivati. Il piano «Nuova energia per l'America», lanciato il 26 gennaio da Washington, prevede tra i primi quattro obiettivi quello di «eliminare le nostre attuali importazioni da Medio Oriente e Venezuela, entro 10 anni». Nel firmare i decreti per la realizzazione del piano, Obama ha dichiarato che uno dei suoi obiettivi è rendersi indipendente dal petrolio «proveniente da regimi ostili», attraverso un risparmio nel consumo di almeno 14 milioni di barili al giorno a partire dal 2011.«Gli serve il nostro greggio»I primi commenti del presidente venezuelano Hugo Chávez sono arrivati il 2 febbraio. «A me sembra che al presidente Obama abbiano fatto prendere lucciole per lanterne sul tema dell'energia», ha dichiarato, ribadendo che Washington continuerà a dipendere dal petrolio importato. Chávez, che ha valutato il piano in termini globali e senza uno specifico riferimento al caso venezuelano, si è complimentato per la decisione della nuova amministrazione Usa di promuovere l'uso di energia pulita, offrendosi di collaborare nel dare impulso all'energia solare, eolica o delle correnti marine. «Tutto ciò mi sembra meraviglioso, ma difficilmente gli Usa nel breve periodo si libereranno dal petrolio, di cui hanno bisogno come l'aria, come l'ossigeno», ha assicurato Chávez, per il quale nei prossimi anni «sarà inevitabile un incremento nel consumo di petrolio» a livello mondiale.
Mps: Viola, servirebbe un investitore strategico
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