Centrare gli obiettivi di Kyoto? Sorpresa: per l'Italia non è impossibile, anche se ci costerà caro. Perché se è vero che i dati delle nostre emissioni nell'ultimo biennio – anticipati dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile – mostrano un'accelerazione addirittura imprevista nella pulizia dello Stivale, ulteriori azioni sono indispensabili. E l'ipotetico risultato saràcomunque accompagnato da una dolosa consapevolezza. Nel pianeta c'è chi annullerà i nostri sforzi.L'America di Obama potrà far molto con al sua tardiva (ma non scontata) adesione ai richiami di Kyoto. Ma a spingere la CO2 sono comunque i paesi rampanti, Cina e India in testa. E sarà davvero difficile evitare un ulteriore forte aumento della CO2 che causa il fenomeno del riscaldamento globale. Ecco dunque le luci (per il nostro paese) e le ombre (per l'intero pianeta) nel rapporto della Fondazione guidata da Edo Ronchi, l'ex ministro dell'Ambiente nei governi di centrosinistra che ha materialmente siglato per noi il protocollo di Kyoto.«Dal 2005 il trend in Italia è cambiato. Abbiamo immesso nell'atmosfera 28 milioni di tonnellate di gas serra in meno. Nel 2012 potremmo essere molto vicini all'obiettivo, con una riduzione delle emissioni del 5,4%, a 489 milioni di tonnellate, rispetto al -6,5% previsto dal protocollo» azzarda Ronchi sulla scorta del rapporto. Certo, «la riduzione, iniziata nel 2006, si è rafforzata nel 2007 e 2008 anche a causa del consistente aumento del prezzo del petrolio» che ha contribuito a frenare i consumi e a incentivare l'efficienza. E ora «la recessione sta producendo «un effetto analogo». Sta di fatto che secondo i calcoli effettuati dalla Fondazione sulla base dei nostri consumi petroliferi nel 2008 abbiamo emesso "solo" 550 milioni di tonnellate di CO2, con un ulteriore taglio di 5,8 milioni di tonnellate rispetto al 2007. «Nel 2009 le emissioni probabilmente continueranno a diminuire, anche se l'effettivo raggiungimento del target «resta molto impegnativo» precisa Ronchi. Che ci invita ad accelerare ma a farci anche un po' furbi. Con la validazione ufficiale, ad esempio, degli assorbimenti di carbonio dai "serbatoi" naturali (foreste, territorie altri fenomeni). I fondi per l'operazione –ricorda Ronchi– erano stati stanziati nella Finanziaria 2007. Poi sono stati usati per altri scopi. «Se fossero ripristinati potremmo avere un registro operativo nel 2011, con un costo di due milioni di euro l'anno per tre anni. Questo ci permetterebbe di contabilizzare un taglio di oltre 10 milioni di CO2 ad un costo inferiore ai 60 centesimi per tonnellata, a fronte di un prezzo di mercato di 20 euro a tonnellata».Bene,intanto,anche per l'intera Europa. Che «nel 2012 potrebbe addirittura superare gli obiettivi, raggiungendo una riduzione dell'11,3%». Vittoria senz'altro utile ma largamente insufficiente per gli equilibri globali del pianeta, visto che i paesi rampanti (e l'America), hanno spinto le emissioni di CO2 dai 21 miliardi di tonnellate del 1990 ai quasi 28 miliardi del 2006. Coinvolgerli? Un obbligo. (da "Il Sole 24 Ore")
Quindi anche i grandi gruppi iatliano hanno iniziato a muoversi. Questo è quello che l’Eni, ad esempio, su iniziativa dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, dichiara di fare ogni anno a favore dell’ambiente.
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