Il colosso dell'energia Gazprom – braccio armato dell'influenza russa sul settore energetico europeo – lancia la sua proiezione strategica sull'Asia:è stato inaugurato ieri il 1Ú maxi-impianto per la produzione di gas naturale liquefatto nell'isola di Sakhalin, al largo del Pacifico occidentale, che apre nuove vie dell'export anche verso il Nord America. Non è un caso che alla cerimonia siano stati presenti il presidente russo Dmitry Medvedev (ex capo di Gazprom) e il premier giapponese Taro Aso. «La Russia apre una finestra sull'Asia», ha dichiarato Aso, il primo responsabile del governo nipponico a metter piede sull'isola dalla fine della seconda guerra mondiale, quando Mosca ne strappò la parte meridionale al Giappone. L'impianto, parte del progetto Sakhalin-2, fornirà circa il 7% della domanda giapponese di gnl, con il 65% della produzione destinato al Sol Levante, dalla cui punta settentrionale dista solo 160 km. Il progetto ha subito vari ritardi ed era diventato il simbolo della “prepotenza” della Russia di Putin nel 2006, quando Mosca, con la minaccia di bloccare tutto per pretesti ecologici, si prese la maggioranza dell'operazione mettendo fine all'”anomalia” del controllo straniero regolarmente concordato nel 1994. Oggi Gazprom detiene la metà più una azione della società, con l'ex leader Shell scesa al 27,5%, Mitsui al 12,5% e Mitsubishi al 10 percento. Quest'anno la produzione sarà di circa 3,2 mln tonn, per circa 50 cargo.Dal prossimo anno la produzione dovrebbe salire a 9,6 mln tonn. di gnl e a regime fornirà il 5% dell'offerta mondiale, oltre a generare ampie quantità di petrolio. Una parte del prodotto finirà in Corea del Sud e anche a un terminale messicano per inoltro nella West coast statunitense.Il Ceo di Gazprom, Alexei Miller, ha sottolineato che la Russia intende diventare il primo produttore mondiale di gnl, con una capacità nel 2030 di circa 90 milioni di tonnellate, contro i 31 mln di oggi del leader di mercato, il Qatar.
(Dal Sole 24 Ore)