(da "Il Corriere della Sera) Era dai tempi della mitica ricerca del passaggio a Nord Ovest (raggiungere il Pacifico superando a nord il continente americano) che non si dava tanta importanza alla zona dell'Artico.Certo, i sottomarini americani e quelli sovietici la pattugliavano costantemente durante la Guerra Fredda. E tutti sapevano che sotto il fondo marino si nascondevano enormi ricchezze. Ma le difficoltà logistiche erano tali che l'Artico è sempre stato lasciato in pace, se si escludono esploratori e scienziati. Il riscaldamento globale oggi sta cambiando tutto questo. I russi hanno iniziato per primi a cercare di mettere le mani sul Polo Nord e l'anno scorso hanno piantato la loro bandiera sul fondo dell'oceano. Adesso la Nato ha risposto con un vertice in Islanda durante il quale si è deciso che sarà necessario assicurare una presenza militare nella regione.I ghiacci si sciolgono e la navigazione diventa più facile, così come la ricerca delle enormi ricchezze racchiuse nel sottosuolo. Fino ad oggi i Paesi che si affacciano sull'Artico hanno convissuto pacificamente sulla base del principio internazionale che riconosce ad ognuno una zona di interesse economico fino a 200 miglia nautiche dalla costa: Stati Uniti, Canada, Norvegia, Danimarca (dalla quale dipende la Groenlandia) e Russia. Sotto il fondo del mare, però, si nascondono enormi riserve di petrolio e gas, pari a quelle dell'Arabia Saudita.Secondo l'Ente nazionale di Ricerca degli Stati Uniti, sotto l'Artico c'è il 13 per cento dei giacimenti di petrolio ancora non scoperti nel mondo e il 30 per cento di quelli di gas. E questo accende gi appetiti, visto che i ghiacci si stanno ritirando velocemente. Già nel 2001 i russi avevano tentato di reclamare la sovranità su una larga fetta della regione. Mosca sostiene che sott'acqua c'è una catena montuosa, la Lomonosov, che deve essere considerata un'estensione della sua massa territoriale. Le duecento miglia non si dovrebbero dunque calcolare dalla costa della Siberia, ma dalla fine di questa catena sottomarina. Vale a dire metà dell'Artico, circa 460 mila miglia quadrate in più.All'epoca la richiesta fu bocciata dalle Nazioni Unite, ma ora i russi tornano all'attacco.Nel 2007 hanno mandato sotto i ghiacci due mini sommergibili che hanno depositato una bandiera di titanio a quattromila metri di profondità, sul fondo dell'oceano in corrispondenza del Polo Nord geografico.Il segretario generale della Nato Jaap De Hoop Scheffer ha detto di aver già notato un aumento dell'attività militare nella regione. «Certamente non mi aspetto alcun conflitto, ma ci sarà una presenza militare», ha spiegato al vertice di Reykjavik.Al di là della ricerca di idrocarburi, il riscaldamento apre nuove possibilità di pesca e, naturalmente, di trasporto. Oltre alla rotta verso il Pacifico a nord del Canada, c'è quella verso oriente che passa sopra la Siberia e poi attraversa lo stretto di Bering, fra Alaska e Chukotka.I russi già la usano d'estate, con i rompighiaccio, da Murmansk fino a Vladivostok sul Pacifico e in Giappone. Dalla città russa nella penisola di Kola a Yokohama in Giappone sono seimila miglia, contro le tredicimila che si percorrono passando per il Mediterraneo e Suez. Da Amburgo al porto giapponese si passerebbe dalle attuali 11.500 miglia a 7.400.