SANGUIGNO È l'ora della vittoria, sembra indicare Hugo Chavez, che ha vinto il referendum presidenziale e si appresta a governare a lungo il suo Venezuela per portare a compimento la «rivoluzione bolivariana» che non gli riuscì due anni fa (Reuters)dall'inviato GIAMPAOLO PIOLI NEW YORK IL POPOLO del Venezuela ha deciso: Hugo Chavez potrà ripresentarsi nel 2013 per un altro mandato di 6 anni aprendo la strada a una sua presidenza a vita. La «Rivoluzione bolivariana del ventunesimo secolo» che si è inventato quasi 10 anni fa diventando il «nuovo Castro col petrolio» ha ricevuto il definitivo via libera in un trionfo di camicie e bandiere rosse. Col 54,36% dei voti, il «comandante Hugo» è apparso al balcone del Palazzo Miraflores: «Hanno vinto la costanza, la verità e la dignità del popolo.Io sono soltanto un soldato del popolo, voi siete il mio capo a voi dedico la vittoria». E il primo a congratularsi con lui, 9 secondi dopo l'annuncio ufficiale, è stato il vecchio amico Fidel, che aveva previsto il risultato. Col referendum Chavez si giocava l'intero destino politico. Anche una vittoria di strettissimo margine avrebbe ridato fiato alle opposizioni piuttosto divise, ma pronte a ricompattarsi per il voto parlamentare del 2010. Il sì alla riforma costituzionale con questo vantaggio, consegna invece al controverso e combattivo sfidante dell'America di George Bush un mandato fortissimo per la sua «rivoluzione» d'ispirazione filo-cubana. Barack Obama, pronto a riprendere il dialogo con Caracas dopo il congelamento dei rapporti Usa-Venezuela, dovrà tenerne conto e trattare Chavez come un partner di peso. LE NAZIONALIZZAZIONI, dal petrolio alle grandi industrie, una ridistribuzione delle terre di stampo vagamente socialista, il forte impegno dello Stato nella lotta contro la povertà e nell'allargamento di istruzione e servizi medici e sociali, sono stati i grandi cavalli di battaglia per mantenere alta la popolarità nella sfida alle vecchie oligarchie venezuelane. La resa dei conti con i latifondisti e gli uomini dei grandi capitali che nel 2002 organizzarono un golpe parlamentare contro di lui ottenendone l'arresto per qualche ora, si sta consumando voto dopo voto. La vittoria referendaria di ieri, che nessuno contesta, dimostra che il Venezuela rimane spaccato ideologicamente in due, ma la stragrande maggioranza della popolazione preferisce Chavez. Dal balcone di Miraflores il «super presidente» ha citato Jorge Luis Borges e l'apostolo San Paolo sul «guerriero dei popoli» per poi concludere con El pueblo unido jamas serà vencido. PUR COL CROLLO del prezzo del petrolio, «Hugo il guerriero» è riuscito fino a questo momento a non tagliare l'enorme spesa pubblica a favore dei ceti poveri e a garantirsi una solidissima e fedele base elettorale.Il suo «modello bolivariano» non è certo un elemento di attrazione per gli Stati Uniti, ma sicuramente la scelta di un governo forte che piace a Obama contro il governo leggero e a favore della deregulation che invece predicava Bush, potrebbe fare ritrovare a Washington e a Caracas più di un punto in comune nei prossimi mesi, stemperando una tensione con l'intera area sudamericana che ormai dura da lungo tempo, aprendo spiragli anche per un «nuovo rapporto» tra Washington e Cuba. Obama ha subito notato che in questi «vuoti di amicizia» sia i russi sia i cinesi si sono inseriti molto in fretta, sostituendo la leadership americana in un'area strategica.
(Dal Giorno)