Hanno preso il volo ieri le quotazioni del greggio sui mercati mondiali. A metà mattinata il prezzo spot del barile Wti aveva raggiunto 44,5 dollari sul Nymex, il livello più alto dell'ultimo mese, segnando un rialzo del 6,6%. A sostenere le quotazioni sono stati due fattori. Anzitutto i dati pubblicati ieri sugli stock di petrolio negli Stati Uniti: gli analisti infatti sono rimasti sorpresi dai dati sulle riserve diffusi il giorno prima, che hanno evidenziato una flessione di 3,3 milioni di barili negli stock di benzina, a fronte di un contempooraneo incremento della domanda dell'ordine dell'1%, quando si attendevano invece un valore in linea con quello della settimana precedente. Tanto che il contratto future sullo stesso Wti (varietà light sweet crude) con consegna ad aprile, ha aperto con un rialzo di 1,14 dollari, attestandosi 43,64 dollari. Il secondo fattore alla base dell'impennata dell'oro nero sono le pressioni del Venezuela sugli altri membri dell'Opec affinché trovino un'intesa su una nuova riduzione della produzione di greggio perché, ha spiegato il ministro del Petrolio, Rafael Ramirez, «il significativo surplus dell'offerta indebolisce i corsi».
(Da Mf)