Per non dover dipendere più da un tubo, o comunque per dipenderne sempre meno, l’unica salvezza è rappresentata dal mare. Sarà per questo che lungo tutte le coste, dal Tirreno all’Adriatico, si sta progettando la costruzione di rigassificatori. Sull’argomento, l’Europa è pronta a fare la sua parte, anche se i fondi disponibili sono meno di quanto previsti. La scorsa settimana il Parlamento europeo ha chiesto ufficialmente ai governi di dotarsi di un sufficiente numero di rigassificatori. La tesi di fondo del documento comunitario è chiara: serve un «radicale mutamento» della politica energetica per raggiungere i tre obiettivi principali dell’Unione: sicurezza dell’approvvigionamento e solidarietà reciproca, lotta al cambiamento climatico e competitività. Target fondamentali, conclude il testo, anche alla luce della dipendenza energetica dell’Unione che «importa oggi il 50% dell’energia che consuma», una percentuale che «potrebbe raggiungere il 70% nel 2030».Peccato che anche in questa speciale classifica dell’approvvigionamento via mare di gas l’Italia navighi nella zona bassa della classifica internazionale, con un solo impianto in funzione, quello di Panigaglia, alla Spezia, con una capacità di stoccaggio di 100 mila metri cubi, e uno completato e prossimo alla partenza, a Rovigo. Ben poco rispetto agli altri Paesi. A cominciare dalla Spagna, che di rigassificatori in funzione ne ha sei (capacità totale di stoccaggio 1,33 milioni di metri cubi), per continuare con la Francia (due impianti, 510 mila metri cubi), la Turchia (uno, 535 mila), la Gran Bretagna (due, 200 mila) il Belgio (uno, 261 mila), il Portogallo (uno, 240mila), la Grecia (uno, 130 mila). L’Italia arranca, insomma, ancorata al suo storico impianto ligure, di proprietà dell’Eni, che in un anno può arrivare a una capacità complessiva di 3,4 miliardi di metri cubi. Quello di Rovigo, avrà una capacità più che doppia, ma entrerà a pieno regime solo nei prossimi mesi. E gli altri? Progetti, tantissimi, anche uno vicino all’altro, una quindicina in tutto. Alcuni ormai con tutte o quasi le autorizzazioni in tasca, come quello di Livorno, firmato dalla coppia E.OnIride. Altri in attesa del decreto di autorizzazione del governo, come quello di Gioia Tauro, firmato sempre da Iride questa volta in alleanza con Sorgenia (gruppo Cir), società leader nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che con i suoi 12 miliardi di metri cubi di capacità annua sarà il più grande d’Italia. Progetti in grado di favorire un nuovo mix energetico, come da tempo sostiene il ministero dello Sviluppo Economico che, non a caso, nei giorni scorsi è tornato a chiedere un sostegno trasversale alla costruzione di rigassificatori, gli unici impianti che consentono di ridurre la dipendenza da paesi come la Russia e l’Algeria, principali fornitori dell’Italia, attraverso grandi condotte sotterranee.
(Da Affari & Finanza)