Credit Suisse dipinge per Eni un futuro a prova di crisi del barile. E il titolo, anche grazie all’interesse libico espresso nel weekend per una quota nel capitale, chiude in progresso dell’1,1% a quota 17,42 (dopo aver toccato anche i 17,6 nell’intraday). I conti presentati venerdì scorso dall’ad
Paolo Scaroni l’avevano evidenziato: il cane a sei zampe è cash neutral a quota 41 dollari il barile, ergo si trova in una condizione migliore dei concorrenti anche in fase di oil al ribasso. Ieri, Cs ha alzato il giudizio sul titolo da underperform a outperform (con target price da 19,3 a 20 euro), spiegando che, «nell’attuale scenario, Eni garantisce la miglior combinazione di guadagni difensivi, valore relativo e potenzialità in caso di mutamento di congiuntura». In particolare, gli analisti sottolineano come «il 7,7% di dividend yield sia sector leading», per giunta «il 35% del quale è supportato dal free cash flow della divisione gas che è stabile anche nel calo della domanda». Ieri, Morgan Stanley ha ribadito il rating equalweight sul titolo alzando il prezzo obiettivo da 17,233 a 19 euro. In rialzo (+2% a 3,89 euro) anche la controllata Snam Rete Gas che la scorsa settimana ha comprato da Eni la Stogit e Italgas.
(Da Finanza & Mercati)