La risposta dei francesi di Suez-Gdf al ribaltone avvenuto alla romana Acea non si è fatta attendere. Il gruppo energetico transalpino, ha spiegato ieri il Ceo Gerard Mestrallet presentando i conti del 2008, ha confermato che l'Italia rimane un paese strategico, «con o senza» l'alleanza con la società capitolina. «Possediamo un numero di asset che ci consentono di costituire il terzo operatore nel-l'elettricità e nel gas dietro a Enel e Edison», ha sostenuto. Fatta questa premessa, Suez-Gdf rimane tuttavia in attesa di qualche spiegazione, ha aggiunto il numero due Jean-Francois Cirelli. Cioè di un chiarimento relativo alle dimissioni dell'amministratore delegato Andrea Mangoni, il manager che ha trattato per il possibile accordo, e alla sorte della bozza di intesa, messa in discussione dalla nuova amministrazione comunale di centrodestra e dal gruppo Caltagirone, socio di minoranza accreditato del 7% circa del capitale. L'occasione per esaminare il progetto potrebbe essere vicina se le voci sulla convocazione di un nuovo consiglio straordinario fissato per lunedì dovessero concretizzarsi. I rivolgimenti all'interno del consiglio di amministrazione di Acea potrebbero peraltro non esser terminati, visto che potrebbe dimettersi anche Piero Giarda, ex sottosegretario al Tesoro, una mossa che farebbe decadere l'intero board (Giarda avrebbe già lasciato il comitato di controllo interno).L'eventuale complicazione tuttavia sarebbe risolvibile, visto che al Comune, forte del suo 51%, non resterebbe che convocare un'assemblea per i necessari rinnovi.Tutte conseguenze della decisione di estromettere l'amministratore delegato che non hanno giocato a favore del titolo, che ieri in Borsa, dopo qualche giorno di forti ribassi ha chiuso in leggero rialzo (+0,76%).Per Acea la situazione diventerebbe un po' più difficile se l'asse strategico con i francesi venisse smantellato. Nel frattempo potrebbe essere messo in discussione il destino di Romana Gas, ceduta dall'Eni di
Paolo Scaroni ai francesi nell'ambito dell'acquisto Distrigaz. Senza l'ok al cambio di proprietà del Comune di Roma (il concessionario) l'asset, valutato 1,1 miliardi di euro, potrebbe addirittura tornare in mano all'Eni-Snam rete gas, che dovrebbe trovare contropartite per ricompensare Suez-Gdf.
(Dal Corriere della Sera)