L'accusa è abuso di posizione dominante nella gestione di alcuni gasdotti. Ad aprire ufficialmente la procedura contro l'Eni di
Paolo Scaroni è stata la Commissione europea. Eo ora il gruppo energetico italiano vede concretizzarsi il timore che il tutto possa concludersi con pesanti sanzioni, quelle stesse per le quali aveva già chiesto nei mesi scorsi l'intervento del governo. Con una comunicazione inviata il 6 marzo al cane a sei zampe e resa nota ieri, Bruxelles ha fatto sapere di ritenere «in via preliminare che Eni abbia violato le regole della concorrenza in materia di abusi di posizione dominante nella gestione di alcuni gasdotti di importazione di gas naturale», che portano il metano in Italia. In particolare l'accusa è quella di aver limitato, nel periodo 2000-2005, l'accesso da parte di operatori terzi ai gasdotti Tag (89% Eni, 21% Omv), Tenp (50% Eni, 50% E.on-Ruhrgas) e Transitgas (51% Swissgas, 47% Eni, 2% E.on- Ruhrgas) e di averne frenato il potenziamento. La condotta contestata dall'Ue riguarda «un presunto rifiuto a fornire accesso alla capacità disponibile sulla rete di trasporto, la presunta allocazione a terzi di capacità secondo modalità economicamente meno attraenti e la presunta limitazione strategica dell'investimento in nuova capacità». E tali pratiche, spiega Bruxelles, «sono state messe in atto nonostante l'esistenza di significative richieste di capacità da parte di terzi». La preoccupazione di Eni è che, qualora risultassero confermate le violazioni contestate, l'Ue voglia imporre rimedi strutturali, consistenti nella cessione di tutte le quote detenute nei gasdotti, oltre ad una sanzione pecuniaria. Per questo, spiega una nota del cane a sei zampe, l'iniziativa della Commissione «oltre ad andare al di là di quanto previsto dalla disciplina di settore, che si limita a prevedere un obbligo di separazione gestionale delle reti (e non della proprietà, ndr), esporrebbe non solo l'Italia ma l'intera Unione europea a un deterioramento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas». Insomma, Paolo Scaroni prosegue sulla linea difensiva già sposata nella lettera inviata a fine gennaio a Palazzo Chigi. In quella missiva il numero uno di Eni chiedeva al governo un intervento nelle sedi opportune a difesa di un «asset strategico per l'Italia e l'Europa». Il ministro alle politiche comunitarie, Andrea Ronchi, si era anche recato a Bruxelles dalla Kroes per rappresentare il punto di vista di Roma, ribadendo «l'interesse strategico nazionale della Tag». Posizione ribadita anche in una successiva lettera inviata al commissario alla concorrenza. La procedura prevede ora che Eni, entro due mesi, prepari le sue controdeduzioni e successivamente abbia udienza presso la Commissione che ascolterà sia la società sia la posizione dell'antitrust Ue. Solo dopo la risposta scritta di Eni e la successiva udienza, Bruxelles potrà decidere se archiviare il procedimento oppure confermare le proprie deduzioni e sanzionare la società.
(da Mf)