mercoledì 25 marzo 2009

Energia, per la Ue Snam Rg può restare all'Eni

I grandi colossi europei dell'energia possono tirare un sospiro di sollievo: la separazione completa obbligatoria tra produttori di energia e gestori di reti non ci sarà. Il Parlamento Europeo ha infatti rinunciato al cosiddetto unbundling proprietario, cedendo alle pressioni soprattutto dei governi, Francia e Germania in testa, che si erano decisamente battuti per evitare lo smantellamento dei rispettivi colossi energetici, Edf, Rewe ed Eo.n in testa. Ma ovviamente la notizia non è dispiaciuta nemmeno all'Eni, visto che il gruppo guidato da Paolo Scaroni controlla Snam Rete Gas con oltre il 50%. La decisione è arrivata al termine di un negoziato concluso nella notte tra ieri e l'altroieri tra il Parlamento, la Commissione e la presidenza ceca dell'Ue. L'intesa, in particolare, prevede per gli Stati membri tre opzioni per non penalizzare troppo i campioni nazionali e al tempo stesso per favorire la concorrenza. I produttori di energia che posseggono anche reti, potranno infatti non solo venderle oppure affittarle, ma potranno in alternativa demandarne la gestione a una controllata (anche al 100%) che però sia pienamente indipendente. In particolare quest'ultima opzione preserva le società integrate di fornitura e trasmissione, obbligandole però a rispettare certe regole per assicurare che le due divisioni della stessa società operino in modo indipendente. A questo proposito si prevede un organismo di supervisione (ne fanno parte rappresentanti della società, azionisti della terza parte e rappresentanti dell'operatore di sistema) responsabile per le decisioni che possono avere un impatto significativo sul valore degli asset degli azionisti»; un programma di conformità per impedire condotte discriminatorie; un responsabile per il controllo del rispetto di tale programma. Quest'ultima ipotesi, caldeggiata da Parigi e Berlino, era già passata a livello di governi nel giugno 2008, solo che poco dopo il Parlamento Europeo aveva contrapposto la propria posizione molto più radicale. Ieri intanto Scaroni, a Mosca per incontrare il vicepremier russo Igor Secin e il presidente di Gazprom Alexei Miller, ha spiegato che il gruppo italiano è pronto a tornare all'idea di un consorzio per garantire l'efficienza della rete di gasdotti ucraina. «L'Eni, e penso anche altre grandi compagnie energetiche quali E. on e Gaz de France, è pronta a ritornare all'idea del consorzio che garantisca forniture stabili ed efficienti di gas», ha spiegato Scaroni criticando le modalità dell'accordo dell'altro ieri fra la Ue e l'Ucraina sull'ammodernamento della rete di gasdotti di Kiev, che ha escluso la Russia. Scaroni ha sottolineato la necessità di un nuovo negoziato che veda coinvolti tutti i protagonisti, produttori, fornitori, consumatori, compresi Gazprom e Naftogaz Ucraina. Non sembra invece trovare grandi conferme la notizia, apparsa ieri, secondo la quale l' Eni sarebbe interessata, assieme alle britanniche Bp e Shell, a Santos, terzo operatore nel settore del petrolio e del gas australiano che potrebbe valere 7 miliardi di dollari. (da Mf)