Il campo di battaglia sull'Acea ora si sposta dal ruolo dell'amministratore delegato,visto che Andrea Mangoni è ormai dimissionario, al futuro dei rapporti tra il socio di maggioranza, Comune di Roma, e il partner francese Suez-Gaz de France, socio con il 10 per cento. Tra i due continuerà a giocare un ruolo- chiave l'azionista privato italiano, Francesco Gaetano Caltagirone salito a circa l' 8% nel capitale di Acea, che si è fatto promotore dello stop deciso dal Comune ai nuovi accordi di joint-venture tra Acea e i francesi, dei quali l'ex a.d. Mangoni è stato fautore. Sul tavolo, allo stato attuale, ci sono due partite: la nomina del nuovo amministratore delegato, sulla scelta del quale i francesi pretendono di poter dire la loro. E il destino degli accordi. La settimana precedente al cda in cui si è dimesso, l'a.d. Mangoni ha illustrato il contenuto degli accordi al sindaco Alemanno. Una presentazione in cui sintetizza struttura e vantaggi dell'operazione. L'intesa avrebbe modificato l'attuale assetto di tre controllate dall'azienda: una relativa alla generazione elettrica, al 70 per cento francese e il resto Acea. E altre due jv, che si occupano di trading e vendita di energia, controllate al 50 per cento dai due partner.Lo schema dell'operazione, nell'ultima edizione (da giugno a oggi gli accordi sono stati migliorati a favore dell'Acea), prevede che l'azienda comunale ceda «la partecipazione detenuta in Acea Electrabel Produzione e Acea Electrabel Trading». Centrali elettriche e compravendita di energia passano a totale controllo francese. E ancora: «Acea Electrabel Elettricità incorpora Italcogim vendite», dove Italcogim è la jv tra Gdf e Pirelli sia sulle reti di distribuzione del gas che sulla vendita. «La società risultante dalla fusione (newco vendita) venderà in esclusiva elettricità e gas ai clienti finali (solo retail, esclusi i clienti industriali che passano sotto controllo francese, ndr)». Il suo controllo, oltre la nomina dell'a.d., spetterà all'Acea. Infine,è prevista la creazione di una newco distribuzione, di cui l'utility avrebbe il 75 per cento, in cui conferire la rete romana di distribuzione del gas, che Gdf riceverebbe da Eni, e le reti del gas di Italcogim.L'operazione avrebbe inoltre comportato un aumento dell'indebitamento di Acea tra i 300 e i 400 milioni necessario per controbilanciare il conferimento delle reti che Italcogim possiede in varie zone in Italia e dunque non cruciali per Acea. Il vantaggio sarebbe stato per la società capitolina un aumento del margine operativo lordo già nel 2009 del 5 per cento, da 658 a 691 milioni.Per l'azionista di maggioranza, la cui attenzione su certi aspetti è stata richiamata da Caltagirone già dall'estate scorsa, si tratta di accordi sbilanciati. Acea viene, da una parte, portata a cedere la partecipazione in attività che possono consentirle di contribuire a scegliere a quali prezzi comprare l'energia elettrica e il gas che distribuisce attraverso le sue reti. E questo al solo scopo di controbilanciare il peso dei nuovi asset che i francesi conferirebbero in Acea: la rete del gas e contratti di fornitura per 4 miliardi di metri cubi di gas che Gdf riceverebbe dall'Eni di
Paolo Scaroni. Il Comune ha obiettato che l'operazione poteva essere fatta in altro modo: gli accordi esistenti prevedono infatti che se Acea o Electrabel avessero avviato attività nel gas avrebbero dovuto offrirne il 50 per cento in prelazione al partner. L'azienda può dunque decidere di comprare, ricorrendo all'indebitamento bancario, metà della proprietà della rete ed eventualmente dei contratti di gas portati da Gdf. Perchè, dunque, dover rinunciare alla proprietà delle centrali elettriche? Sulla strada degli accordi resta un altro ostacolo: la scadenza della concessione della rete romana del gas, prevista a fine 2009. Si dovrà andare a gara: se Acea perde, possedendo la rete, ha come prospettiva un contenzioso con il nuovo concessionario per ottenere l'indennizzo sulla perdita dell'asset. Se vince, sarà perchè in procedura di gara avrà offerto al Comune un canone maggiore rispetto a quello attuale, e dunque avrà ridotto la redditività della rete. Tutto questo ha come contropartita un incremento del Mol che, dedotti gli oneri per il maggiore debito, sarebbe di qualche milione di euro.
(Dal Sole 24 Ore)