Eni si prepara a un’accelerazione secca del 10% della propria capacità produttiva. E a una prevedibile rimodulazione del piano strategico triennale presentato il 13 febbraio a Londra. Da Mosca è arrivata ieri la notizia, riportata dal quotidiano Vedomosti e non commentata dalle società coinvolte, che Gazprom punterebbe a rinviare al 2012 la call sul 20% di Gazpromneft in mano al Cane a sei zampe. Per Eni, aveva spiegato l’ad Paolo Scaroni due settimane fa, il non esercizio della call significherebbe «diventare immediatamente un’altra società, con tre miliardi di barili di riserve in più e, soprattutto, 200.000 barili al giorno di produzione a disposizione». Il che porterebbe già oggi l’output a 2 milioni di barili quotidiani, il target del 2012. Il fatto che non si parli di cancellazione della call, ma di rinvio (il che lascia aperte ipotesi di penali a favore di Eni), cambia poco, visto l’orizzonte temporale: il 2012 è quello di fine piano, e per di più è l’anno dell’atteso avvio della mega produzione a Kashagan. Inoltre, Scaroni aveva dichiarato che «in caso di mancato esercizio della call, ci siederemo al tavolo e ridisegneremo il piano, a partire dalla campagna acquisizioni. (
Da Finanza & Mercati)