Pellicani e tartarughe coperti da uno spesso strato di petrolio, delfini minacciati, spiagge con la sabbia nera, la battigia ricoperta di pesci morti: la Sunshine Coast, la costa del sole nell’Est dell’Australia da paradiso dei turisti e dei surfers si sta trasformando in un inferno ambientale. Trenta tonnellate di petrolio e 31 container con 600 tonnellate di nitrato di ammonio sono finiti nel mare a largo dello Stato del Queensland, tra le spiagge di Tangalooma sull’isola di Moreton e la Laguna Blu. Nomi che dovrebbero evocare vacanze esotiche e che oggi suonano alle autorità australiane come sinonimo di strage di uccelli e pesci.Il disastro è stato provocato dall’incidente della Pacific Adventurer, una nave cargo che batte bandiera di Hong Kong e che stava portando da Newcastle, Inghilterra, in Indonesia un carico di nitrato di ammonio, un fertilizzante che serve anche come materia per produrre esplosivi. La nave ha preso il largo nonostante intorno alle coste Est dell’Australia stesse infuriando il ciclone tropicale Hamish. Sballottata tra le onde, a un certo punto ha perso il carico. I container di fertilizzante, forse non fissati secondo le norme di sicurezza, hanno prima sfondato i serbatoi della Pacific Adventurer - facendo uscire in mare 30 tonnellate di petrolio - e poi sono caduti in acqua. La macchia di petrolio che ha raggiunto le coste ieri è lunga circa 10 chilometri, e le spiagge devastate sono state chiuse. Secondo Mike Kingsford, esperto dalla James Cook University del Queensland, la fuoriuscita di petrolio è «relativamente piccola per gli standard dei disastri globali», ma farà comunque molti danni prima che il combustibile si sedimenti e perda gli effetti tossici che uccidono pesci e uccelli. Ci vorrà almeno una settimana per ripulire le spiagge. Ma un secondo allarme riguarda i container con il nitrato di ammonio non ancora ritrovati. Se il fertilizzante fosse finito nell’acqua, resta il rischio, seppure non molto alto, di una detonazione: la sostanza esplode se esposta al calore. Un altro effetto devastante potrebbe prodursi nei mesi successivi: il fertilizzante rischia di provocare un’enorme crescita delle alghe, alterando tutto l’ecosistema. Secondo Orica, la compagnia produttrice del fertilizzante, è estremamente improbabile: «Ci vogliono alte concentrazioni di nitrato di ammonio, una volta diluito nell’acqua del mare perderà il suo effetto»
(da La Stampa)