venerdì 27 marzo 2009

Gli scienziati al G-8: inversione di rotta nell'uso dell'energia

Tra il 2030 e il 2050 dovremo realizzare una vera inversione di rotta nell'uso dell'energia. Le rinnovabili dovranno avere la supremazia o quasi. Il nucleare dovrà rinascere senza scorie, con i detriti impiegati come nuovo carburante. Petrolio, carbone e gas dovranno sorreggere progressivamente questa riconversione accompagnando una corsa parallela all'efficienza energetica. Lo scenario, per quanto azzardato possa sembrare, viene dai migliori scienziati del pianeta riuniti a Roma per il "G8 della scienza" organizzato dall'Accademia dei Lincei e sponsorizzato da Edison (si veda Il Sole 24 Ore del 25 marzo) che dovrà suggerire ai politici del prossimo G8 le strategia da adottare su due versanti solo apparentemente distinti: l'energia, appunto, e i flussi migratori.Verso fine secolo con l'energia " pulita"? Sfida obbligata, ammoniscono gli scienziati. Perché se la macchina della ricerca non accelererà, la negligenza nel combattere il riscaldamento globale da CO2 avvierà il pianeta ad una fine irreversibile.Un grande monito dalla due giorni i corso a Roma. Ma anche un invito a vedere, in tutto ciò, i lati positivi. «L'impulso alla ricerca sulle nuove tecnologie energetiche può essere un fattore chiave per un nuovo sviluppo economico, sia per i paesi industrializzati sia per quelli emergenti» si leggerà nel documento finale già abbozzato dagli scienziati. Che lanciano i loro suggerimenti senza troppa paura di disturbare i politici e i loro opportunismi.Ecco ad esempio Guy Laval, dell'Accademia francese delle scienze. Le scorie nucleari sono oggi un problema risolvibile? No, dice senza mezzi termini lo scienziato del paese che più usa l'atomo elettrico. Le scorie, insieme ai pesantissimi investimenti necessari, rappresentano oggi i veri nodi del nucleare, insiste in una relazione anche il collega d'Accademia Jean Salencon. Ma ecco la soluzione: «il nucleare di quarta generazione potrà usarle queste scorie come nuovo combustibile. Teniamole lì, per ora rassegnamoci, e intanto acceleriamo al ricerca sulla nuova tecnologia che risolverà il problema» dice Laval. Il segnale, un po' imbarazzante,è duplice. Da una parte la meta della quarta generazione, magari tra qualche decennio, è raggiungibile. Dall'altra qualcuno potrebbe essere tentato di incrementare i depositi delle attuali scorie proprio in previsione di rivendersele un domani come carburante.Non meno laico è Lu Yongxiang, dell'Accademia delle scienze cinese. Proprio lui, che rappresenta il paese più ingordo di nuovo petrolio e di nuove centrali a carbone, traccia l'obbligo e l'opportunità di contenere il più possibile il ricorso ai combustibili fossili per sviluppare le rinnovabili, specie il solare termico e fotovoltaico. «In Cina abbiamo le condizioni migliori del pianeta» azzarda. E azzarda ancor di più quando disegna il nucleare del futuro: «grandi centrali assolutamente pulite ma anche microreattori a bordo delle auto e dei satelliti».